Un campo di Ogm è stato scovato nelle scorse settimane nella campagna polesana, precisamente a Guarda Veneta. A scoprirlo è stato il Corpo Forestale dello Stato, che ha sequestrato un campo illegale di sei ettari di mais Mon810. Un ritrovamento davvero ina- spettato, che ha messo in allarme l’intero territorio. “Quello che è accaduto in Veneto – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente - è veramente assurdo, dato che l’Italia ha richiesto e ottenuto che fosse bandita sul proprio territorio la coltivazione del Mon810. La coesistenza tra produzioni transgeniche e convenzionali è rischiosa perché non si può escludere il rischio di inquinamento genetico e, quindi, il danno economico per i produttori non ogm e la perdita di biodiversità”. Per l’associazione è ora necessario che si facciano “tutti i possibili accertamenti e controlli, per verificare che si tratti di un caso isolato e non il ‘nodo’ di una rete di illegalità tra agricoltori e distributori di sementi”. “Il Governo conferma che gli Ogm sono banditi e oltre alle sanzioni dispone ulteriori analisi e verifiche sulle coltivazioni circostanti - fa sapere il deputato Pd Diego Crivellari, riportando la risposta del sottosegretario di stato del Ministero delle politiche ambientali ed agricole Giuseppe Castiglione ottenuta durante il question time alla Camera. “Massima attenzione da parte del Ministero in attesa che la Regione scelga quali misure applicare per riparare l’eventuale danno - continua Crivellari -. Saranno effettuate delle analisi sui campi confinanti al fine di verificare eventuali commistioni, per mezzo di kit appositi”. La questione è arrivata anche al consiglio regionale, con i consiglieri Pd Zanoni, Azzalin, Moretti, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zottis e Fracasso (Pd) hanno presentato un’interrogazione per chiedere quali controlli la Regione stia attivando. Mentre per la consigliera M5s Patrizia Bartelle, insieme alla deputata Silvia Benedetti, “è necessario un lavoro di sensibilizzazione, non solo battendo il tasto della dannosità di queste colture sulla salute e sulla tutela dell’ambiente, ma anche quello più strettamente economico, visto che puntare sulla qualità e sulla biodiversità è una scelta che conviene anche sotto questo punto di vista. Legare infatti la propria immagine a coltivazioni OGM, in un territorio come il nostro, che si vuole differenziare per la sua aderenza alla biodiversità, sarebbe un’azione suicida anche sul piano economico”. Giorgia Gay
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