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Emergenza idrogeologica. Piovese 1/4

Argini del Brenta a rischio collasso anche con piene modeste

L’analisi dell’associazione Brenta Sicuro

Argini del Brenta a rischio collasso anche con piene modeste

Il tema del rischio idraulico nel dibattito pubblico e nelle attenzioni dei cittadini, soffre di sindrome da pericolo: viene affrontato in modo serio e costruttivo solo nei momenti di alta criticità o per meglio dire solo il giorno successivo al disastro ambientale”. A sottolinearlo è Marino Zamboni, presidente dell’associazione Brenta Sicuro che da anni si batte per la sicurezza idrogeologica anche dell’area del Piovese. “Neppure la catastrofe accaduta in più riprese in Emilia Romagna, in particolare a maggio 2023, che ha provocato 17 vittime e 10 miliardi di danni - dice Zamboni - è servita a scuotere le coscienze. Ad essere precisi va detto che la nostra regione, rispetto al 2010, si trova in una situazione molto diversa: da zero cantieri ed opere si è passati, ad un costante ed intenso programma di progettazione, accompagnato dalla realizzazione di opere di trattenimento acque, spesso con il doppio uso per siccità e piene. I bacini di laminazione fin qui realizzati, hanno permesso di superare alcune situazioni critiche dei mesi scorsi, in particolare per Vicenza, duramente colpita dall’esondazione del Bacchiglione nel 2010. La complessità della situazione idraulica non permette però di cantare vittoria”.

Saonara e Vigonza. “La salvaguardia del territorio va fatta insieme ai cittadini”

A Saonara il sindaco Michela Lazzaro ricorda gli interventi in via Sabbioncello e via Morosin. A Vigonza il sindaco Gianmaria Boscaro sottolinea l’efficacia dei bacini di laminazione

E qui arriva una analisi precisa delle criticità nel Piovese. “A sud di Padova, dopo il nodo idraulico di Padova che regola e regimenta l’afflusso delle acque dei due maggiori fiumi, Brenta e Bacchiglione - dice Zamboni - la situazione fra le province di Padova e Venezia si complica: la portata dei due fiumi risulta ancora oggi notevolmente inferiore a sud rispetto a nord di Padova, con la pratica conseguenza che se ci troviamo ad avere la piena contemporanea dei due corsi d’acqua, il surplus di portata è di circa 500 metri cubi al secondo che, per forza di cose escono dagli argini. Il Piovese sarebbe investito in pieno dal problema e dall’alluvione, come successe nel 1966 ma, oggi con conseguenze enormemente superiori ai danni arrecati a persone e cose, vista l’urbanizzazione e la cementificazione che hanno consumato il territorio”. Risulta, quindi, necessario per Brenta Sicuro, il completamento dell’idrovia Padova-Venezia-mare che può elevare la sicurezza del territorio a sud di Padova, con una portata di circa 400 metri cubi al secondo. “Al problema delle portate si aggiunge, poi - conclude Zamboni - la pessima qualità delle arginature del Brenta-Cunetta, il tratto, realizzato a metà del 1800, arriva a Corte di Piove di Sacco. Già nel 2014 uno studio commissionato dalla Regione Veneto riscontrava la scarsa tenuta delle arginature che potrebbero collassare in caso di piene anche non significative. Serve, quindi, una rinnovata consapevolezza del problema, un’attenzione generale e non solo episodica”.

Alessandro Abbadir

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