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Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto, torna alla luce a Dogaletto

monastero mira

Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce particolari degni di nota

Sono riprese nelle scorse settimane, grazie ad un cofinanziamento tra Università e Comune, le ricerche archeologiche nell’area del monastero dei Santi Ilario e Benedetto a Dogaletto di Mira da parte dell’Università Ca’Foscari Venezia (Dipartimento di Studi UmanisticiInsegnamento di Archeologia Medievale). Lo scavo 2023 ha confermato in gran parte i dati emersi dalle indagini geofisiche, riportando alla luce particolari degni di nota, come ad esempio le fondazioni di alcuni dei pilastri della famosa basilica triabsidata medievale scavata a fine Ottocento, di cui rimanevano solo tracce intangibili come per esempio una bellissima fotografia dell’epoca. Le indagini hanno inoltre portato in luce un’altra chiesa più antica a tre navate, di dimensioni più piccole, di cui si conservano le fondazioni piuttosto massicce e realizzate in grandi blocchi di pietra. Da queste proviene una grande sorpresa per lo scavo: un frammento di stele funeraria di età romana, raffigurante una donna con il capo velato, utilizzato come materiale da costruzione per la creazione delle stesse strutture di fondazione. La campagna di scavo che ha portato a queste straordinarie scoperte si sta svolgendo sotto la direzione scientifica del professor Sauro Gelichi (Ordinario di Archeologia Medievale) e la supervisione esecutiva della dottoressa Elisa Corrò, (archeologa ed esperta in digital humanities al Venice Centre for Digital and Public Humanities), il lavoro sul campo è svolto da un team di archeologi di Ca’ Foscari, con a capo il dottor Alessandro Alessio Rucco, e si avvale della collaborazione della geologa dottoressa Sandra Primon. ”Per Mira - spiega il sindaco Marco Dori - si tratta di una ricerca di assoluto valore. Sant’Ilario è un’area che consideriamo strategica. Siamo molto contenti di aver ripreso la collaborazione con Ca’ Foscari. Dal punto di vista storico, perché ci lega a Venezia e alle sue origini, ma anche per le nostre radici. Riscoprire questi luoghi è anche un potenziale strumento di sviluppo per il futuro. Vogliamo rendere questo sito un sito permanente, un parco archeologico da collegare con la laguna e con la vicina Villa Foscari, villa palladiana sito Unesco”. “Scavare nell’area del monastero di Sant’Ilario - ha detto il professor Sauro Gelichi - significa toccare con mano uno dei punti cardine della Venezia delle origini. Fondato verso gli inizi del IX secolo su terreni della famiglia dei Partecipazi, di questo importante cenobio non restano che le pietre e i mosaici scoperti nel XIX secolo, trasferiti a Venezia e conservati, oggi, nel cortile del Museo Archeologico. Le finalità della nostra ricerca non sono solo quelle di ridare vita a quelle pietre ma anche di contestualizzarle meglio nello spazio topografico e funzionale originario. Prima di queste nuove indagini si era incerti che qualcosa del monastero delle origini fosse ancora conservato al di sotto delle piantagioni di granturco che ricoprono l’area: ma già dai primi giorni le nostre aspettative sono state ripagate”. Alessandro Abbadir
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