Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Tornado in Riviera, una ferita ancora aperta

Quel pomeriggio dell’8 luglio di due anni fa, precisamente alle 17.28, la Riviera del Brenta fu colpita tra Mira, Dolo, Cazzago e Sambruson da un tornado fra i più violenti della storia d’Italia, con venti superiori ai 300 chilometri all’ora. In base ai danni provocati al suolo, è stato classificato come un tornado F4 sulla scala Fujita. Un fenomeno violentissimo, in una scala che va da F0 a F5 quindi del quinto livello su una scala di sei. Si stimò in un primo momento, un danno complessivo fra strutture pubbliche e private e ricadute occupazionali e produttive, di oltre 80 milioni di euro. Ma il bilancio poteva essere decisamente più pesante, soprattutto in termini di vite umane. Bastarono dieci minuti per uccidere un uomo in auto, a radere al suolo ville, case, alberi, a danneggiare aziende, a cambiare l’aspetto di strade, rive, provocare decine e decine di feriti. A due anni di distanza, diverse cose sono state fatte, altre attendono di essere completate. I contributi comunali, in parte regionali in favore delle famiglie e attività colpite, sono stati messi a disposizione ed erogati. Da qualche settimana lo sono anche quelli statali. Con il nostro giornale a due anni di distanza, abbiamo voluto tenere accesi i riflettori su una vicenda che non deve essere dimenticata, sentendo amministratori, categorie, cittadini e volontari. Il segno del passaggio del tornado, nonostante il grande impegno dei cittadini che tanto hanno ricostruito, grazie soprattutto alla loro grande forza di volontà, è ancora visibile, resta una ferita aperta. Quello più evidente è villa Fini, in località Cesare Musatti a Dolo. La villa secolare fu letteralmente rasa al suolo dal tornado,  ed è ancora un cumulo di macerie, nonostante da subito fu palcoscenico di “pellegrinaggio” fin da subito, da parte di politici e amministratori pubblici, sia a livello locale e che nazionale. Tutti prospettarono una completa rinascita e ricostruzione dell’area, in tempi brevi. Per ricordare quei fatti l’anno scorso, furono organizzati spettacoli, pubblicati libri, organizzate fiaccolate sulla brentana a Ca’Tron. Proprio a Ca’ Tron in tempi record, è stato sistemato lo storico torronificio “Scaldaferro”, ed è nata li anche una pasticceria artigianale. Alcune attività commerciali come bar e negozi di alimentari, però non hanno più riaperto. Il grande slancio di solidarietà, con il passare dei momenti acuti dell’emergenza, si è un po’affievolito, ma è rimasto sempre presente con associazioni di cittadini, che si riuniscono periodicamente per fare il punto della situazione. Adesso è l’ora degli aiuti statali . Contributi che  fino a qualche settimana fa erano accessibili in banche distanti dal territorio. Ora si è posto rimedio, alcuni istituti di credito hanno aperto sportelli specifici nel comprensorio. A Pianiga sono solo una cinquantina le richieste fatte allo Stato, di fronte alle 450 iniziali e alle 270 fatte alla Regione. Questo perché in molti casi, tante famiglie, hanno ricevuto a quasi un anno e mezzo di distanza dall’evento i rimborsi di assicurazioni private o si sono arrangiate con lavori in economia. A Dolo, il Comune che ha avuto i danni più consistenti, sono state 52 le domande presentate andate a buon fine. Queste otterranno un contributo pari a circa 2,3 milioni di euro. Anche a Dolo le domande iniziali erano oltre 300. Qui nei mesi scorsi sono partiti i rimborsi anche ai proprietari di 190 veicoli, furgoni o barche danneggiati e le somme per il risarcimento dei beni mobili. A Mira le richieste in località Porto Menai furono 34. Alessandro Abbadir
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione