Villa Levi Morenos: per il gruppo di opposizione “Mira in Comune” (rappresentato in consiglio comunale da Mattia Donadel) il giudizio sui lavori di rifacimento del muro dell’immobile comunale è pesantissimo.
Villa Levi Morenos
“Si tratta di un vero e proprio scempio- spiegano gli esponenti Fabrizio Speronello e Caterina Dobrowolska - evidentemente frutto dell’ignoranza e della presunzione di chi ha fatto il progetto, ma anche di chi lo ha approvato, utilizzando risorse che avrebbero dovuto essere destinate a interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici. Il vecchio muro di cinta tutto in mattoni, alto più di due metri, era pericolante da anni e andava messo in sicurezza; ma rispettando la scelta progettuale originaria,coerentemente con l’impostazione architettonica delle ville e dell’arte dei giardini storici. Un’impostazione che volutamente separava fisicamente e visivamente il giardino della villa dal contesto urbano. Ora quel muro è stato abbattuto e sostituito da un muretto in mattoni alto poco più di in metro con una sovrastante ringhiera aperta in profilato di ferro proprio come si usa fare per le casette a schiera”. Il giardino storico delle ville venete era circondato da alte mura di cinta non solo per motivi di protezione, secondo “Mira in Comune,” ma anche e soprattutto “perché questo elemento complementare all’edificio, doveva costituire una sorta di “oasi” rispetto al contesto in cui il complesso veniva inserito, eccezione fatta per quelle situazioni in cui il paesaggio veniva valutato per la sua bellezza come vera e propria cornice”. Non è un caso per Speronello “che le recinzioni più basse e dotate di ringhiere sono quelle che danno verso il Naviglio Brenta. Per capire questo concetto il punto di vista che deve essere assunto è quello dall’interno del giardino e non dall’esterno”. “Nel caso specifico- continua Speronello - l’osservatore che si trovasse a passeggiare nel giardino storico in mezzo a piante secolari, avrebbe come panorama il traffico di via Gramsci a ovest, nel lato est le auto in sosta nel parcheggio pubblico ricavato anni fa, mentre a sud la vista impatta sulle palazzine costruite negli anni 60 e 70. Ecco quindi il fatto di non aver capito la funzione di quel muro di cinta alto, di protezione visiva e acustica e la presunzione di abbatterlo invece che provvedere al suo restauro e ripristino filologico-funzionale, sostituendolo con un muretto e una ringhiera esteticamente assurdi e decontestualizzati. Il gruppo Mira in Comune ha presentato istanza di accesso agli atti per verificare le responsabilità nell’ambito dell’iter di approvazione”. Non la pensa così il sindaco di Mira Marco Dori. “Si tratta di un intervento – spiega Dori- qualificante per l’intera zona, come hanno avuto modo di vedere e apprezzare i cittadini, che in questi mesi hanno visto le maestranze lavorare con attenzione. Ricordo che il muro è crollato due volte durante gli ultimi anni, con problemi di sicurezza che hanno coinvolto anche la viabilità e le persone in transito lungo via Gramsci. Una volta ultimato, potremo restituire il parco ai cittadini e renderlo fruibile, con un percorso naturale che collega via Nazionale e via Gramsci. Sono stati utilizzati fondi nazionali che, lo ricordo, prevedevano anche questo tipo di utilizzo. La vista del parco è un valore aggiunto che valorizza l’intero quartiere”. Alessandro Abbadir
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