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Calcio, l’ingegner Daniele Moretto tifa Borsea dalla California

Calcio, l’ingegner Daniele Moretto tifa Borsea dalla California

Daniele Moretto col trofeo veneto vinto in finale contro la Ficarolese nel 2024

Con la Polisportiva Borsea Daniele Moretto, nato il primo gennaio del 2000, gioca a calcio da quando aveva otto anni, passando per tutte le categorie giovanili, dai primi calci agli allievi, e poi con la prima squadra, essendo protagonista delle due promozioni in Seconda categoria nel 2022 e nel 2024 (con vittoria del trofeo Veneto battendo la Ficarolese). Dopo la maturità al liceo scientifico, si è iscritto ad ingegneria civile all’Università di Padova dove frequenta il secondo anno del dottorato ed ora tifa la sua squadra da 9600 chilometri di distanza. Perché a fine della stagione sportiva scorsa, ad aprile, ha salutato mister e i suoi compagni per prendere dall’aeroporto Marco Polo, il volo Venezia- San Francisco. “Sedici ore di viaggio, racconta Daniele, dall’altra parte dell’oceano immerso nei numeri e nei circuiti nel suo dottorato in ingegneria alla Stanford University, in California, nel cuore della Silicon Valley, sede di colossi tecnologici come Google, Apple, Tesla e molti altri. Per i dottorandi è previsto un periodo di ricerca presso un’università straniera e, nel mio caso, ho avuto l’opportunità di trascorrere alcuni mesi qui. Sono arrivato negli Stati Uniti a maggio e resterò qui fino a novembre. Mi piace definire la Silicon Valley come una piccola bolla all’interno degli Stati Uniti: qui arrivano persone da ogni parte del mondo, spinte principalmente dal desiderio di successo professionale e arricchimento personale. La qualità della vita è alta, ma tutto ruota attorno al denaro, spesso a scapito del calore umano e della vita sociale, aspetti che in Italia tendiamo forse a dare per scontati.” E in questo il calcio, quello fatto di passione autentica, è un ottimo toccasana. “A Stanford ho giocato a livello amatoriale, partecipando a diversi tornei organizzati nel campus e nei dintorni. Niente soldi né sponsor: l’unico obiettivo è divertirsi praticando lo sport più bello del mondo, con sano agonismo e facendo attenzione a non farsi male, dato che qui curarsi costa caro!” Una passione, quella per il calcio, che Daniele non poteva non mettere in valigia. “Qui, giocare calcio è stato per me un passatempo fondamentale: non solo per staccare dal lavoro e mantenersi in forma, ma anche per conoscere nuove persone e stringere amicizie. Nella sua semplicità e bellezza, il calcio, come lo sport in generale, è un potente strumento di unione e integrazione, che non conosce lingua, cultura e genere. Qui il calcio è molto più popolare di quanto mi aspettassi. Mi ha colpito in particolare il livello tecnico delle ragazze: negli Stati Uniti si investe molto di più nel calcio femminile, e i risultati si vedono.” Daniele abita in una casa fuori dal campus, a Mountain View e il calcio, per lui, è rimasto un rifugio. Un modo per ricordarsi chi è, anche mentre costruisce un futuro tra algoritmi, prototipi e pubblicazioni scientifiche. “Sento il desiderio di tornare in Italia, perché sento la mancanza dei miei affetti. Mi manca anche giocare per il Borsea, una società che per me è come una famiglia. Non vedo l’ora di ritrovare i miei vecchi compagni di squadra e di conoscere il mister e i nuovi arrivati”.
Cristiano Aggio

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