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23.10.2025 - 15:15
Daniele Moretto col trofeo veneto vinto in finale contro la Ficarolese nel 2024
Con la Polisportiva Borsea Daniele Moretto, nato il primo gennaio del 2000, gioca a calcio da quando aveva otto anni, passando per tutte le categorie giovanili, dai primi calci agli allievi, e poi con la prima squadra, essendo protagonista delle due promozioni in Seconda categoria nel 2022 e nel 2024 (con vittoria del trofeo Veneto battendo la Ficarolese). Dopo la maturità al liceo scientifico, si è iscritto ad ingegneria civile all’Università di Padova dove frequenta il secondo anno del dottorato ed ora tifa la sua squadra da 9600 chilometri di distanza. Perché a fine della stagione sportiva scorsa, ad aprile, ha salutato mister e i suoi compagni per prendere dall’aeroporto Marco Polo, il volo Venezia- San Francisco. “Sedici ore di viaggio, racconta Daniele, dall’altra parte dell’oceano immerso nei numeri e nei circuiti nel suo dottorato in ingegneria alla Stanford University, in California, nel cuore della Silicon Valley, sede di colossi tecnologici come Google, Apple, Tesla e molti altri. Per i dottorandi è previsto un periodo di ricerca presso un’università straniera e, nel mio caso, ho avuto l’opportunità di trascorrere alcuni mesi qui. Sono arrivato negli Stati Uniti a maggio e resterò qui fino a novembre. Mi piace definire la Silicon Valley come una piccola bolla all’interno degli Stati Uniti: qui arrivano persone da ogni parte del mondo, spinte principalmente dal desiderio di successo professionale e arricchimento personale. La qualità della vita è alta, ma tutto ruota attorno al denaro, spesso a scapito del calore umano e della vita sociale, aspetti che in Italia tendiamo forse a dare per scontati.” E in questo il calcio, quello fatto di passione autentica, è un ottimo toccasana. “A Stanford ho giocato a livello amatoriale, partecipando a diversi tornei organizzati nel campus e nei dintorni. Niente soldi né sponsor: l’unico obiettivo è divertirsi praticando lo sport più bello del mondo, con sano agonismo e facendo attenzione a non farsi male, dato che qui curarsi costa caro!” Una passione, quella per il calcio, che Daniele non poteva non mettere in valigia. “Qui, giocare calcio è stato per me un passatempo fondamentale: non solo per staccare dal lavoro e mantenersi in forma, ma anche per conoscere nuove persone e stringere amicizie. Nella sua semplicità e bellezza, il calcio, come lo sport in generale, è un potente strumento di unione e integrazione, che non conosce lingua, cultura e genere. Qui il calcio è molto più popolare di quanto mi aspettassi. Mi ha colpito in particolare il livello tecnico delle ragazze: negli Stati Uniti si investe molto di più nel calcio femminile, e i risultati si vedono.” Daniele abita in una casa fuori dal campus, a Mountain View e il calcio, per lui, è rimasto un rifugio. Un modo per ricordarsi chi è, anche mentre costruisce un futuro tra algoritmi, prototipi e pubblicazioni scientifiche. “Sento il desiderio di tornare in Italia, perché sento la mancanza dei miei affetti. Mi manca anche giocare per il Borsea, una società che per me è come una famiglia. Non vedo l’ora di ritrovare i miei vecchi compagni di squadra e di conoscere il mister e i nuovi arrivati”.
Cristiano Aggio
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