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SALUTE
21.11.2025 - 17:19
Dottor Antonio Villaminar medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia
Precisione, esperienza e approccio integrato. Sono le tre parole che meglio descrivono la filosofia professionale del Dottor Antonio Villaminar, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia, con una lunga esperienza nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale e dei disturbi muscolo-scheletrici. La sua carriera si è sviluppata tra attività ospedaliera e libera professione, con un focus costante sulla diagnosi accurata come primo e indispensabile passo verso la guarigione.
Villaminar appartiene a quella scuola di ortopedici che vedono nella chirurgia l’ultima tappa di un percorso terapeutico fondato sull’ascolto, sulla valutazione clinica e sull’impiego delle migliori strategie conservative. Nei suoi protocolli di cura, la riabilitazione, l’attività motoria controllata e l’utilizzo di terapie fisiche come il laser, la tecarterapia e la magnetoterapia svolgono un ruolo fondamentale, sia nel recupero funzionale sia nella riduzione del dolore.

Dottor Villaminar, lei oggi è un punto di riferimento nel campo dell'ortopedia e traumatologia. Come nasce questa scelta? Qual è stato il percorso professionale e umano che l'ha condotta a dedicare la sua vita alla cura dell'apparato muscolo-scheletrico? C'è stato un momento particolare che ha segnato questa strada?
"Mi sono avvicinato all'ortopedia perché ero fortemente interessato a una branca chirurgica. Dopo aver completato il mio percorso di laurea, sono andato presso Clinica Ortopedica di Padova per frequentare il reparto e prepararmi alla specializzazione. Le figure professionali che ho incontrato, e che hanno determinato la mia decisione di rimanere, è stato il Professor Salvatore Mammano, allora direttore della Chirurgia Ortopedica Vertebrale dell'Università di Padova e il suo, allora, aiuto Dr Massimo Balsano (poi divenuto primario e direttore del centro regionale vertebrale e con il quale ho lavorato tanti anni presso Ulss n. 4 Alto Vicentino). Il loro approccio e la loro attenzione nei confronti dei giovani laureati mi hanno fatto innamorare di questa branca della chirurgia ortopedica: la chirurgia vertebrale. Si tratta di una disciplina molto complessa ma estremamente affascinante, resa tale anche grazie a questi maestri."
Dottore, lei ogni giorno incontra pazienti con storie diverse, dolori diversi. Ma se dovesse tracciare un quadro della sua attività ambulatoriale, quali sono le richieste che ricorrono con maggiore frequenza? Cosa porta oggi le persone a bussare alla porta di uno specialista ortopedico come lei?
"Occupandomi di chirurgia vertebrale e delle patologie della colonna, i pazienti che arrivano alla mia attenzione sono prevalentemente affetti da problematiche relative alla colonna lombare e cervicale. Si tratta spesso di patologie croniche invalidanti che limitano significativamente l'attività lavorativa, la vita quotidiana e le relazioni sociali. Direi che il novantanove per cento dei pazienti che tratto presenta patologie della colonna vertebrale di natura invalidante."
Nella sua pratica professionale ci sono ambiti specifici in cui ha maturato un'esperienza particolare? Parliamo di distretti anatomici - spalla, ginocchio, anca - oppure di patologie verso cui ha orientato in modo particolare le sue competenze e i suoi studi?
"Come ho detto prima, mi sono dedicato allo studio e al trattamento, sia conservativo che chirurgico, delle patologie della colonna vertebrale, che sono particolarmente complesse e per le quali ho dovuto fare una curva di apprendimento molto lunga. Ho lavorato anche in ospedale, dove svolgevo attività ortopedica generale, ma la mia branca principale, sia in ambito ospedaliero che ora come libero professionista, rimane il trattamento delle patologie della colonna vertebrale."
Sappiamo bene che oggi il paziente non chiede solo di stare meglio: vuole tornare pienamente in salute, riprendere le sue attività, ritrovare l'autonomia perduta. Come costruisce il suo approccio terapeutico per rispondere a questa domanda così complessa? Come riesce a coniugare la necessità di controllare il dolore con l'obiettivo del recupero funzionale e della qualità di vita?
"Importante è fare una diagnosi precisa, la più accurata possibile. I pazienti con patologie della colonna vertebrale hanno una qualità di vita molto compromessa. Se sono più giovani, hanno il timore concreto di non poter continuare la loro attività lavorativa. È fondamentale fare una diagnosi corretta per poter prescrivere una cura appropriata. Spesso mi arrivano pazienti che hanno già effettuato numerosi tentativi terapeutici - riabilitativi o farmacologici - che però sono falliti non perché il trattamento fosse inadeguato in sé, ma perché applicato a una diagnosi imprecisa. La diagnosi accurata è la base per una cura efficace."
Nel panorama ortopedico moderno non tutto passa necessariamente attraverso bisturi e farmaci. Quali sono le tecniche non farmacologiche che utilizza più frequentemente nella gestione dei disturbi muscolo-scheletrici e del dolore articolare? Quale ruolo rivestono nel suo armamentario terapeutico?
"L'ortopedico è un chirurgo e ha quindi la chirurgia come strumento terapeutico, ma la chirurgia deve essere sempre utilizzata come fase finale di un trattamento conservativo adeguato e con diagnosi corretta, quando questo non ha portato ai risultati attesi. Ci sono patologie che, dopo un appropriato trattamento riabilitativo conservativo, necessitano comunque dell'intervento chirurgico. La strategia non chirurgica è orientata soprattutto alla riabilitazione e alla fisioterapia, che comprende terapie fisiche come il laser, la magnetoterapia e la tecarterapia, ma soprattutto il recupero di un riequilibrio funzionale, muscolare e articolare. Nella società contemporanea i pazienti sono spesso sedentari e svolgono poca attività motoria: devono quindi ritrovare questo equilibrio. Una delle strategie principali è la riabilitazione attiva, particolarmente importante per l'apparato muscolo-scheletrico e per il rachide."
Parliamo di terapie fisiche. Quando diventano importanti questi strumenti, sia nella fase che precede un intervento chirurgico, sia in quella dedicata al post-operatorio? Quando e perché decide di integrarle nel piano terapeutico?
"Le terapie fisiche sono importanti perché, come dicevo, nella riabilitazione c'è una componente motoria fondamentale. Tuttavia, molti pazienti non sono più abituati a queste capacità motorie. Quando cerchiamo di stimolare catene cinetiche muscolari che non vengono più attivate, il paziente può avvertire dolore e interrompere l'attività. Le terapie fisiche - come il laser, la tecarterapia o la magnetoterapia per le fratture e gli edemi ossei - sono essenziali per supportare l'attività chinesiologica e il movimento del paziente. Utilizzo la magnetoterapia, ad esempio, per il trattamento delle fratture, per la preparazione dell'osso in fase preoperatoria e anche successivamente per favorire il consolidamento osseo con lo strumentario impiantato."
Concludiamo con un tema che suscita sempre grande interesse: la magnetoterapia. Si parla molto dell'efficacia dei campi magnetici pulsati nel controllo del dolore e nella stimolazione dei processi riparativi. Cosa può dirci in merito?
"Utilizzo la magnetoterapia da molti anni. Naturalmente devono essere dispositivi seri, con Gauss elevati e apparecchiature professionali. La magnetoterapia è molto importante nel trattamento delle patologie legate all'osteoporosi, quindi nelle fratture da fragilità ossea, ma anche per consolidare e velocizzare i processi di riparazione delle fratture nelle persone più giovani. È inoltre molto efficace nel controllo del dolore osteoarticolare su base artrosica: programmi specifici possono aiutare nel lungo termine anche nella gestione del dolore. Per la mia esperienza clinica, la magnetoterapia è fondamentale per supportare il trattamento farmacologico nelle fratture, soprattutto nelle fratture vertebrali dell'anziano."
Basandosi sulla sua esperienza clinica, in quali situazioni propone questo trattamento e con quali modalità? Quali risultati osserva nei pazienti che lo applicano?
"Soprattutto, come dicevo, nel trattamento delle fratture da osteo fragilità, quindi nei pazienti affetti da osteoporosi e osteomalacia. I risultati sono molto buoni. Utilizzo la magnetoterapia da molti anni e ho avuto modo di confrontarmi anche in convegni con colleghi e professori che hanno condotto studi controllati su ampie casistiche di pazienti. Nella mia pratica clinica l'ho adottata in moltissimi pazienti, riscontrando una velocizzazione e un'anticipazione del processo di guarigione che supporta molto efficacemente, come ho già detto, il trattamento farmacologico e il trattamento ortesico con busto."

Il percorso del dottor Antonio Villaminar dimostra come l’innovazione tecnologica, quando è guidata dall’esperienza clinica e da una diagnosi accurata, possa davvero fare la differenza nella qualità della vita dei pazienti. Come terapia fisica, la magnetoterapia rappresenta un ponte tra la medicina conservativa e quella chirurgica, permettendo di personalizzare i trattamenti e di ridurre tempi e dolore. Una visione condivisa da realtà specializzate come Amel Medical, che continuano a investire nella ricerca per offrire a professionisti e persone comuni strumenti sempre più efficaci e sicuri.
Amel Medical è un’azienda italiana che da oltre quarant’anni sviluppa e produce dispositivi per magnetoterapia CEMP brevettati e certificati per la fisioterapia, la riabilitazione e la terapia del dolore. Ha sede a Carmignano di Brenta (Padova), ma opera in tutta con una rete di incaricati qualificati. Collabora anche con farmacie, sanitarie e centri medici.
Lo slogan di Amel è ogni giorno per la salute!
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