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SICUREZZA URBANA. VICENZA
26.06.2025 - 07:32
Una lunga serie di aggressioni da parte di singoli individui o di baby gang ai danni di inermi cittadini e commercianti, avvenute nei giorni scorsi a distanza ravvicinata in diverse zone del centro storico e in alcuni parchi gioco, ha alzato l’allarme per quanto riguarda il tema della pubblica sicurezza. Non che precedentemente Vicenza si potesse considerare un’isola felice da questo punto di vista, ma determinati tipi di violenza sembrano aver alzato il livello e intaccato alcune zone periferiche, tanto da far invocare le famigerate “zone rosse”.
Episodi che hanno scatenato un vero e proprio attacco da parte delle opposizioni all’amministrazione e in particolare al sindaco Giacomo Possamai, che della sicurezza pubblica ha tenuto per sé la specifica delega. Da parte dei vari esponenti del centro destra si parla di una “Città non sicura con un’escalation senza precedenti”. L’ex sindaco Rucco si è spinto perfino a chiedere le dimissioni del primo cittadino (vedi intervista nella pagina a fianco).
Dal canto suo il sindaco Giacomo Possamai cerca di fare un ragionamento più complessivo su un fenomeno, che spesso coinvolge ragazzi minorenni, molti dei quali figli di italiani di seconda generazione con alle spalle situazioni familiari fragili, per non dire allo sbando, con problemi di tossicodipendenza o di giustizia.
«Credo sia un errore guardare a quanto è accaduto solo dal punto di vista della sicurezza e della repressione – afferma -, che indubbiamente deve esserci, perché oggi questi ragazzi percepiscono una realtà di impunità, e su questo qualcosa deve essere fatto a livello nazionale. Ma il problema è più ampio e le risposte bisogna costruirle anche dal punto di vista sociale, in un’ottica di prevenzione e di ri-educazione, che se non può fare la famiglia perché non c’è, deve essere fatta dalle istituzioni, altrimenti questi ragazzi saranno destinati a questo destino a vita».
-Come?
«Servono grandi investimenti sul sociale, sulla scuola, sul dopo-scuola per tenere i giovani distanti da situazioni che possono sfociare nella delinquenza».
-Lei è stato uno dei sindaci di centro sinistra che pregiudizialmente non si è detto contrario alla creazione delle “zone rosse”, che a Vicenza non sono state per ora istituite.
«Ho sempre dichiarato la totale volontà di collaborazione con le forze dell’ordine e per me non si tratta di un argomento “politico”, ma di uno “strumento”, di una scelta in capo al prefetto. Rosse, gialle o blu, l’importante è che la città sia monitorata».
-In questo senso i vigili di quartiere possono avere un ruolo?
«Da subito ci siamo attivati affinché la polizia locale fosse sempre meno in ufficio e più su strada. Gli agenti di quartiere non esistevano precedentemente, li abbiamo istituiti all’inizio di questo mandato e ci piacerebbe poterli implementare, perché con l’attuale organico non riusciamo a dare la continuità che vorremmo. Insieme con le Unità di strada del sociale si è riusciti a diminuire da oltre 50 a 15 il numero dei senzatetto che dormono in strada e che danno ovviamente un senso di degrado e poi c’è il Nucleo Nos, che compie attività antispaccio e anti-microcriminalità e che risponde alle richieste dei cittadini».
-Una città più viva, anche di sera, è una città più sicura?
«Non c’è dubbio. Il nostro sforzo va in questa direzione. Va poi trovato un equilibrio tra residenti che spesso si lamentano del disturbo serale e organizzatori di eventi, in modo da non eccedere, ma nemmeno da impedire che centro storico e periferie siano vivi e attrattivi».
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