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DENTRO LA NOTIZIA | PADOVA 2

L'appello del Vescovo supera le divisioni " Non solo zona rossa, ma officina di convivenza"

Almeno fino a settembre è operativa l'ordinanza, ma ci sarà un primo bilancio

Giubileo: vescovo di Padova, 'no alla tentazione della paura'

Il Vescovo di Padova, Monsignor Cipolla

Tra le polemiche che infiammano la politica padovana, tra chi difende e chi contesta la nuova zona rossa all’Arcella, una voce autorevole è rimasta lontana dai riflettori. Il vescovo Claudio Cipolla lo scorso febbraio aveva già espresso perplessità verso l’ordinanza prefettizia, esortando le istituzioni a «essere attente a chi è in difficoltà, e di chi va aiutato». Parole che più che un giudizio sulla religiosità degli arcellani, evidenziano il ruolo della Chiesa nel tessuto sociale del quartiere a nord della stazione.

Dalle parrocchie ai doposcuola, dalle attività sportive agli oratori estivi, è in questi spazi che la Diocesi svolge un’opera quotidiana di integrazione. In un rione dove vivono comunità diverse, ma dove non mancano reti di prossimità. “È anche importante ricordare che l’Arcella è un’officina di sperimentazione sociale, aperta verso il futuro” - ha aggiunto il Vescovo – “Non so quindi dire se questa sottolineatura sarà un modo per evidenziare i problemi del quartiere, oppure se sarà un faro per accompagnarli alle risoluzioni”.

Non si sbilancia, ma prende posizione. Se c’è scetticismo nei confronti dell’etichetta, non manca fiducia nei percorsi di convivenza. La sua risposta si chiude con un auspicio. Un invito al confronto, più che alla contrapposizione. “Penso che lo Stato e il governo abbiano la possibilità di sperimentare tante strade diverse alla ricerca del modo migliore per mantenere la convivenza civile”, ha premesso.

“E' vero che la sottolineatura "zona rossa" evidenzia ed espone ma penso che le intenzioni non debbano essere interpretate solo in forma di polemica ma anche come ricerca di strade per la pacifica convivenza”. L’intervento del vescovo smorza il linguaggio del conflitto e riporta l’attenzione al tema della coesione. Le sue parole non cancellano il dissenso, ma lo ricompongono dentro una prospettiva più ampia, in cui sicurezza e inclusione non sono opposti da scegliere, ma obiettivi da tenere insieme.

Il Vescovo di Padova definisce il quartiere come realtà preziosa per la città: “All'Arcella abbiamo anche noi un'alta percentuale di preti e di religiosi in generale, io lo vedo come un quartiere di grande sperimentazione e di apertura verso il futuro, in generale, nella zona nord di Padova si arriva quasi al 30%. - precisa - Non so se questa sottolineatura di zona rossa voglia dire evidenziarne i problemi o accompagnarli alle soluzioni. Sono molto fiducioso sul suo futuro per la possibilità di sperimentazione e di apertura della società”. Intanto la zona rossa resta. Almeno fino a settembre, termine fissato nell’ordinanza firmata dal prefetto Giuseppe Forlenza.

A metà giugno è attesa la diffusione di un primo bilancio da parte della prefettura riguardo ai controlli in corso tra le zone di Borgomagno e San Carlo. Nel frattempo, le operazioni proseguiranno coinvolgendo polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale, con interventi programmati nelle aree considerate più critiche, dalle 13 fino all’una di notte. Al termine del trimestre sarà effettuata una valutazione complessiva, sulla base della quale il prefetto Forlenza potrà decidere se prorogare l’iniziativa, estenderla ad altri quartieri o interromperla. Ricordiamo che la misura, prevista da una direttiva del Ministero dell’Interno per rafforzare i controlli nelle aree urbane a maggior rischio, resterà in vigore fino al 15 settembre. Durante questo periodo, le forze dell’ordine – polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani – disporranno di "poteri speciali" per allontanare persone con precedenti penali o comportamenti aggressivi, minacciosi o molesti. Rimane aperta la questione politica: se la cosiddetta "zona rossa" porterà risultati concreti, le polemiche potrebbero rientrare. Al contrario, se si dimostrerà uno strumento inefficace o puramente simbolico, potrebbe aumentare la distanza tra istituzioni, cittadini e territorio.

 

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