Scopri tutti gli eventi
DENTRO LA NOTIZIA
05.11.2025 - 19:31
Immagine di repertorio
Un +25,3% di superficie coltivata a riso nel Delta del Po rispetto all’anno precedente sembra un dato promettente, ma parlare di inversione di tendenza appare prematuro. Nel 2025, infatti, si contano 595 ettari coltivati a risaia contro i 475 del 2024: un incremento numericamente rilevante, ma che va letto con prudenza, considerando il lungo declino registrato negli ultimi decenni. Tuttavia, nonostante i dati positivi, restano molti interrogativi sulla reale sostenibilità e durata di questo “ritorno” al riso.
Le risaie sono ricomparse nella parte finale dell’Isola di Ariano, una zona storicamente vocata a questa coltura ma che nel tempo è stata abbandonata per le sempre più frequenti ingressioni saline, che rendono difficile l’approvvigionamento idrico. A permettere questa timida ripresa è stato l’avvio, a fine primavera, di un impianto irriguo presso l’idrovora Goro, insieme alla posa di una condotta tubata lunga 3 km. Un intervento reso possibile da quasi 10 milioni di euro di fondi pubblici (PSRN).
“120 ettari in più di risaia significa per il Delta del Po aumentare la produzione agricola di qualità ma anche riscoprire il suo paesaggio agricolo originario e quindi preservare la sua identità – spiega il direttore del consorzio di Bonifica Delta del Po Rodolfo Laurenti – È la dimostrazione di come risorse ben utilizzate possano portare a risultati concreti talvolta anche in brevissimo tempo.”
Ma ci si chiede: con un investimento così consistente, quali garanzie esistono che questa coltivazione sia davvero destinata a durare, considerato il cambiamento climatico, la crisi idrica crescente e i rischi ambientali legati all’agricoltura intensiva? (s.b.)
Edizione
GIVE EMOTIONS SRL | C.F. e P.IVA 04385760287 REA PD-385156 | Reg. Tribunale di Padova n. 2516