Il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi fa il punto della situazione dopo tutti questi mesi difficili, ma sopratutto guarda al futuro con assoluta determinazione.
Francesco Benazzi
“La situazione era più felice qualche settimana fa quando si registravano 3 contagi ogni 100mila abitanti mentre oggi siamo a quota 16. Non sono numeri allarmanti, ma che indicano una tendenza da monitorare e contrastare. Siamo sulla buona strada, ma non è tutto finito. L’incremento che abbiamo registrato a Treviso è stato determinato da due focolai specifici legati a delle feste. Questa è la dimostrazione che distanziamenti e mascherine non sono elementi del passato”.
La campagna vaccinale sta andando molto bene, ma potrebbe non essere un’azione sufficiente.
“I vaccini sono determinanti. Bisogna vaccinarsi tutti. Noi, come tutte le Ulss venete, stiamo compiendo uno sforzo senza precedenti per garantire a tutti pieno accesso ai vaccini. Accanto ai vaccini sono essenziali le misure di tracciamento come i tamponi, sopratutto per coloro i quali non hanno completato il ciclo vaccinale. Anche da questo punto di vista su indicazione del presidente Zaia abbiamo messo in campo una task force che ci sta permettendo di raggiungere i 5.000 tamponi al giorno: in piena pandemia ne eseguivamo 4.500. Vax point, fiere, feste: tutti luoghi nei quali già oggi è possibile eseguire il tampone per tracciare l’andamento del virus, un modo per rispettare i nostri cari, chi ci sta attorno e per intervenire subito senza rischiare di farci cogliere impreparati. La vittoria dell’Italia è stata certamente un momento di straordinaria felicità che meritava, magari con qualche cautela in più, di essere festeggiato. Ecco, chi lo ha fatto sarebbe giusto si facesse velocemente un tampone”.
Un anno duro, un anno di Covid, ma gli ospedali non si sono fermati.
“Il Covid ci ha messi tutti a dura prova, siamo riusciti però a garantire urgenze e servizi essenziali. Oggi abbiamo 14mila visite specialistiche e 12mila interventi chirurgici minori da recuperare: siamo certi di farcela entro dicembre. Chiediamo a tutti un po’ di comprensione. È stato un anno durissimo nel quale tutti i miei collaboratori non hanno avuto un attimo di pausa. Purtroppo mancano specialisti, quindi a doversi occupare di tutto sono sempre gli stessi. Non vuole essere una scusa, ma proprio nei giorni scorsi ho avuto modo di incontrare dei cittadini italiani che, purtroppo, si trovavano negli Stati Uniti e lì hanno dovuto ricorrere a cure mediche. Bene: per una settimana di ricovero hanno sborsato 50mila dollari. La nostra sanità, che invece è universale e completamente gratuita, dovrebbe ogni tanto essere apprezzata anche per questo motivo oltre che per la sua grande qualità”.
Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro?
“Dobbiamo mantenere e rinforzare il cosiddetto Modello Veneto: un sistema sociosanitario d’eccellenza al quale contribuiscono a pieno titolo il mondo del volontariato, le amministrazioni locali, le cooperative. Contestualmente va trovata una soluzione, in tempi molto rapidi, alla mancanza di medici di famiglia, specialisti e infermieri. Dobbiamo garantire ai laureati abilitati la possibilità di mettersi al lavoro negli ospedali o come medici di base anche se non ancora in possesso della specializzazione. Da questo punto di vista sembra che il Ministero lo abbia capito”.
Anche la facoltà di Medicina a Treviso nel medio periodo può rappresentare una soluzione
“Certamente. La facoltà a Treviso risponde a una precisa strategia del presidente Zaia e del rettore e può rappresentare chiaramente una risposta anche in termini di fidelizzazione ter- ritoriale: chi studia qui poi, con grande probabilità, eserciterà la professione proprio nelle province, per esempio, di Treviso e Belluno”.
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