Da oggi Luca Favarin è sospeso a divinis dal ministero, dopo la richiesta di dispensa fatta da lui nei giorni scorsi.
"Ma resta e resterà sempre la felicità e la forza di una vita che ci coinvolge per servire e amare con serenità e un cuore abitato dalla gioia.. Umiliazione? Frustrazione? - scrive -. Io oggi mi sento come Mosè che, spalle a un luogo diventato ormai di potere e oppressione, guarda in avanti alla ricerca di una terra promessa". E aggiunge: "Tutto questo senza che una volta, una sola volta in 20 anni, l'istituzione ecclesiastica sia venuta in comunità, mi siano state chieste le ragioni, abbiano ascoltato le radici cristiane, ecclesiali e comunitarie con cui facciamo le cose.. senza guardare ma solo vedendo dalla finestra del palazzo". Non si fa attendere la replica della Diocesi, che parla della sospensione come atto obbligato dopola richiesta di dispensa fatta da don Luca: "Nei confronti di don Luca Favarin non c’è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l’attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili". E aggiunge: "Per quanto riguarda l’agire in campo sociale, le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova. In particolare sul fronte dell’accoglienza dei migranti la Diocesi di Padova ha scelto di non porsi come “gestore” diretto delle accoglienze, ma di affidarsi a cooperative sociali qualificate, esperte su questo settore, concordi nel collaborare con i volontari e nell’inserimento degli ospiti anche in attività di pubblica utilità. La Diocesi si è impegnata per far maturare e attuare lo stile delle microaccoglienze diffuse nell’intero territorio della Diocesi, sensibilizzando le parrocchie, mettendo a disposizione spazi e soprattutto favorendo reti di relazioni con il territorio, per cooperare insieme davanti alla complessità dei problemi Contemporaneamente la Diocesi, in particolare attraverso la Caritas e il vicario per le relazioni con il territorio, ha intessuto dialoghi, talvolta anche impegnativi, con le diverse istituzioni presenti nell’intero territorio diocesano". "La scelta di Luca Favarin si è, invece, indirizzata diversamente, in forma autonoma e personale, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività (cfr. CDC can. 286). La decisione di don Luca Favarin, prete da 24 anni, di lasciare il ministero si pone su un altro piano, da accogliere e rispettare in quanto ulteriore scelta personale che riguarda la verifica del suo essere prete, l’orientamento della sua vita e le motivazioni presentate ai superiori. Inevitabilmente, il ministero comporta una responsabilità condivisa a pieno titolo con tutti gli altri presbiteri, oltre che con il Vescovo". "Non è vero - si legge a conclusione della nota - che la Diocesi di Padova, attraverso i suoi rappresentanti, non abbia mai visitato le realtà afferenti a don Luca Favarin. Il Vescovo Claudio e la Chiesa di Padova esprimono la loro profonda sofferenza per la vicenda e ribadiscono, allo stesso tempo, la vicinanza umana a don Luca".
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