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Piena del Tagliamento, ecco perché si è vissuta una giornata di allarme

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Il Consorzio di bonifica Veneto orientale ricostruisce quanto accaduto nella giornata di venerdì e gli interventi di emergenza attuati

La giornata di ieri e la scorsa notte sono state di grande preoccupazione per gli abitanti delle aree circostanti la laguna di Caorle e per gli addetti alle opere di difesa idraulica del Comprensorio di Bonifica del Veneto Orientale, che da 36 ore sono incessantemente all’opera. Storicamente questo periodo dell’anno è critico per questi territori che si trovano nell'arco settentrionale della costa dell'Adriatico. La concomitanza di alte maree eccezionali, unite alle condizioni meteorologiche tipiche del periodo, che possono dare vita ad eventi anche molto intensi, creano una miscela pericolosa per questi vasti territori che si trovano al di sotto del livello del mare e sono percorsi da grandi fiumi come Piave, Livenza e Tagliamento, i cui bacini imbriferi si originano nelle Alpi. La piena del Tagliamento di ieri è stata sostenuta, ma non eccezionale, così come la marea di + 110 cm sul medio mare. Mentre i venti di scirocco che avevano soffiato forte nella notte precedente erano calati e avevano girato in Libeccio già ieri mattina. La punta di piena del Tagliamento a Latisana, che si trova a una decina di chilometri dalla foce a mare del fiume, è stata raggiunta verso le 13 con un livello che ha mantenuto un franco di sicurezza di oltre 2 metri più basso del ponte sulla Statale 14, comunque chiuso per sicurezza.

Piena del Tagliamento, ecco cosa è avvenuto

Ciò ha innescato lo scolmatore Cavrato, sulla sponda veneta del fiume, che si dirama dal Tagliamento all’altezza della località di Cesarolo, dove si è incanalata più della metà della piena del fiume verso la laguna di Baseleghe e da questa, teoricamente, avrebbe dovuto arrivare al mare attraverso la foce di Baseleghe, all’estremità occidentale del litorale di Bibione. Come detto le condizioni della marea e del vento non erano tali da suscitare particolare apprensione. "Verso mezzogiorno, però, si è iniziato a notare un fenomeno di cui da tempo si paventava la possibilità, ma che non si era mai manifestato così chiaramente", spiegano dal Consorzio di bonifica Veneto orientale, "Cioè che le acque del Cavrato, una volta raggiunta la laguna di Baseleghe non escono a mare attraverso l’omonima foce, ma cominciano a risalire il canale lagunare dei Lovi e quindi il canale di bonifica Taglio, gonfiandoli e portandoli a quote superiori ai due metri sul livello del medio mare. In pratica un metro al disopra dell’alta marea di ieri. Un’ulteriore parte della portata del Cavrato si indirizza verso l'altro grande canale della laguna di Caorle, il Nicesolo, attraverso i canali lagunari Canadare e del Morto, mandando quindi in crisi l’intero sistema lagunare". La pressione generata da questi livelli, che si sono confrontati con arginature di contenimento delle acque di poco superiori ai due metri, è stata tale da provocare infiltrazioni e tracimazioni diffuse in molti punti ed infine una rotta in sinistra idraulica del canale Taglio, in località Prati Nuovi di San Michele al Tagliamento, attraverso cui le acque hanno iniziato a riversarsi nel territorio del 7° bacino. "La rottura arginale si è verificata in un punto irraggiungibile da qualsiasi mezzo d'opera e il bacino di 500 ettari, fortunatamente completamente agricolo, dove risiedono solo quattro famiglie che hanno dovuto essere sfollate, è stato destinato a un'inesorabile, lenta, completa sommersione con terreni, che si trovano a quote che vanno dal livello del mare fino ad un metro e cinquanta centimetri al di sotto", proseguono dal consorzio. C’è stato poi il problema di 800 capi di bestiame da portare in salvo.

Piena del Tagliamento, ecco com'è intervenuto il consorzio di bonifica

"È partita quindi una corsa contro il tempo per richiudere una breccia di circa 10/15 metri, attraverso la posa di sacconi di roccia da uno e due tonnellate", concludono dal consorzio di bonifica, "Dopo un sopralluogo notturno per verificare la possibilità di trasportare circa 10.000 metri cubi di materiale inerte, lungo due chilometri di stretta sommità arginale, in condizioni critiche di stabilità e in un bacino in progressivo allagamento, si è concluso che ci sarebbero voluti alcuni giorni. Si è pertanto scelta la soluzione di costruire una pista sottobanca all’argine opposto e di realizzare una testa di ponte aggettante sul canale, che in quel punto è largo una ventina di metri, per poi depositare i sacchi di materiale inerte attraverso il braccio di un escavatore a corde e concludere il lavoro con un piccolo escavatore, che nel frattempo è stato fatto arrivare sull’argine sinistro. La movimentazione dei materiali è avvenuta grazie all’arrivo da Bologna di un elicottero dei Vigili del Fuoco". Una volta chiusa la falla è iniziata la lenta opera di prosciugamento del bacino invaso da acque che non sono potute passare attraverso la foce di Baseleghe, perché palesemente insufficiente.
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