Il report del centro diocesano padovano: soldi, casa, lavoro: i bisogni più richiesti
Un incremento di nuove persone in condizioni di povertà. Le richieste che arrivano dal centro di ascolto diocesano riflettono tre bisogni: soldi, casa e lavoro. Queste sono le principali necessità raccontate dalle persone che si trovano in condizioni di estrema marginalità. Difficoltà crescenti, cronicizzate nel tempo, altre volte vite in bilico, sulla soglia della povertà, capaci di rialzarsi temporaneamente per poi ricadere in situazioni difficili. È questo il quadro che emerge dall'ultimo rapporto della Caritas diocesana di Padova, presentato dopo il periodo pandemico. “Considerare e riflettere sui dati che raccogliamo è un’occasione importante per allenare la nostra capacità di osservazione, per affinare l’accompagnamento delle persone che si rivolgono a noi e per prevenire alcuni disagi – commenta il direttore Lorenzo Rampon –. Stiamo lavorando con i nostri operatori, volontari e non, per aumentare alcune competenze in ordine all’osservazione dei fenomeni sociali a partire dai dati, dagli incontri con le persone, da alcune storie personali che in qualche modo assumono carattere di tendenza”. Nel corso del 2022, 445 persone hanno cercato aiuto presso il centro di ascolto diocesano, 1.481 presso i 38 centri di ascolto sparsi sul territorio e 101 presso l'ambulatorio sanitario Caritas. Un dato significativo è che oltre la metà (51,9%) delle persone che si sono rivolte al centro di ascolto lo ha fatto per la prima volta, evidenziando un aumento dei nuovi casi di povertà. Dati che testimoniano un incremento delle necessità con particolare attenzione al tema della precarietà, sia lavorativa che in ambito educativo e sociale. Al centro di ascolto diocesano di Padova, la maggior parte dei richiedenti assistenza sono uomini (78,9%) di età compresa tra i 35 e i 64 anni, spesso stranieri senza una dimora stabile o con alloggi precari. Nei centri di ascolto vicariali presenti nelle parrocchie, al contrario, le richieste di aiuto prevalgono tra le donne (60,6%) di età compresa tra i 35 e i 64 anni, spesso sposate e con una situazione abitativa stabile, ma si nota anche un aumento percentuale delle persone oltre i 65 anni. Si evidenzia come le condizioni di lavoro precario o la mancanza di occupazione, insieme ai problemi legati all'invecchiamento precoce, siano fattori che aumentano la probabilità, soprattutto tra coloro che hanno un'età compresa tra i 55 e i 64 anni, di finire in situazioni di marginalità.Gli esempi più eclatanti sono la realtà del lavoro povero, cioè quello che non permette un livello di vita dignitoso, l’ereditarietà della povertà dovuta alle difficoltà delle famiglie a trasferire alle nuove generazioni competenze sufficienti ad un miglioramento delle condizioni rispetto a quelle dei genitori e la disparità di opportunità legate al genere che penalizzano le donne e in forma ancor più preoccupante le persone che non si riconoscono in un orientamento eterosessuale. “I dati ci confermano che la povertà è un fenomeno sempre più pluridimensionale e complesso da scardinare, che ci sono alcune strutture sociali che impediscono la fuoriuscita dalla povertà e che si autoalimentano – continua il direttore –. Le cause di queste forme di disuguaglianza sono legate anche al nostro modello economico e produttivo occidentale che essendo imperniato su consumo e produttività considera normale lo scarto dei membri più fragili. È per costoro che vogliamo spenderci nella consapevolezza che il futuro dell’umanità dipende dalla sua capacità di riconoscersi in un “noi” che non esclude nessuno. L’adagio “nessuno si salva da solo, ci si salva solo insieme” tanto utilizzato in tempo di pandemia continua a rimanere valido”. Se la fotografia restituisce un ritratto di nuove povertà, non si fermano i progetti di sostegno dallo sportello disagio finanziario che ha aiutato due diverse situazioni con il prestito di sostegno sociale, all’aiuto concreto sul fronte dell’emergenza casa con i sei appartamenti messi a disposizione da quattro parrocchie cittadine che hanno accolto in un anno 25 persone (23 uomini e 2 donne) tra i 14 e i 73 anni, grazie a sei appartamenti messi a disposizione grazie alla disponibilità di alcune parrocchie di Padova (Santa Maria del Carmine, San Filippo Neri, San Bellino, Santissima Trinità). Infine nell’impegno di contrasto alla povertà educativa, la Caritas ha avviato insieme all’associazione Adam onlus e grazie al finanziamento dell’8xmille della CEI, il progetto “È per te” con l’intento di attivare una rete di supporto a famiglie a rischio di povertà educativa, intrecciando le risorse del territorio di sei contesti parrocchiali – Mortise, Madonna Pellegrina, Madonna Incoronata, Ponte San Nicolò, Vigodarzere e Vigonza – mettendo in campo tre operatrici sociali, un gruppo di coordinamento due supervisori esterni. Il progetto ha favorito lo sviluppo di una comunità educante, nuovi doposcuola e nuove reti territoriali.
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