Il capogruppo della Lega, Michele Aretusini attacca l'amministrazione Comunale e chiede, alla luce della chiusura delle piscine comunali, tutele per i lavoratori
“La chiusura del polo natatorio di Rovigo per mesi, che porterà con sé enormi disagi e danni, non è uno sfortunato, imprevedibile incidente di percorso, come l’amministrazione comunale tenta di dipingerla. Ma un evento clamoroso e gravissimo che forse si sarebbe potuto evitare, con maggiore lungimiranza, meno litigiosità e propensione a rivolgersi ai tribunali e maggiore attenzione all’utenza e alla continuità del servizio pubblico. Perché, non dimentichiamolo, a pagare questa situazione inaccettabile saranno soprattutto famiglie, sportivi, semplici cittadini con la passione del nuoto, anziani e diversamente abili”. MicheleAretusini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, torna sulla questione del polo natatorio di Rovigo, che chiuderà il 31 gennaio per riaprire, forse, ad aprile. “In primo luogo debbo dire che trovo francamente inaccettabile che, nel comunicare una notizia di questa portata e con simili, pesantissime ricadute, l’amministrazione comunale parli genericamente di ‘rotture’. Ritengo sarebbe stato quantomeno doveroso spiegare cosa stia accadendo all’impianto e per quale motivo. E’ una questione di rispetto e, lasciatemelo dire, di decenza”. “Entrando poi nel merito della vicenda polo natatorio – prosegue il capogruppo della Lega – vorrei rilevare come la gestione dell’intera questione sia stata connotata, come al solito, da un atteggiamento che pone gli interessi della cittadinanza all’ultimo posto, tra le priorità dell’amministrazione. Prima si è avuta una dannata fretta di pagare 5 milioni alle banche, per chiudere il ‘lodo Baldetti’. Poi si è deciso di fare causa agli attuali gestori, per circa 2,5 milioni di euro, per presunti canoni mancati, nonostante chi frequenta la piscina e vi lavora quotidianamente spiegasse come ci fossero stati maggiori, enormi costi dovuti a interventi di manutenzione straordinaria legati a importanti problematiche dell’impianto”. “Problematiche che, però, evidentemente non era interesse dall’amministrazione comunale affrontare per tempo, così come non era interesse predisporre per tempo un nuovo bando per l’affidamento della gestione. L’importante era aprire cause in tribunale e aprire fronti di scontro, non risolvere il problema nel concreto. Un po’ il marchio di fabbrica dell’amministrazione Gaffeo, che sul caso Iras, per esempio, si è contrapposta a tutti e ha litigato con tutti, trovandosi, come bel risultato finale, Casa Serena vuota e abbandonata e il problema irrisolto”. “E ora, per quanto riguarda, invece, la piscina, ci troviamo con una causa aperta in tribunale e una piscina chiusa. E a pagare sono unicamente i cittadini e coloro per i quali la piscina era un momento di svago, o di apprendimento, importante della giornata. Per alcuni, penso ai diversamente abili, uno dei più importanti. Quante di queste persone avranno tempo e risorse per andare in altri impianti? Penso che questa amministrazione neppure si sia posta il problema. Le è bastato uno scarno comunicato che parla di ‘rotture’. Questo è il rispetto che si ha dell’utenza e della cittadinanza. Mi auguro, davvero, che perlomeno ora si abbiano la serietà e la dignità per tutelare il lavoro di persone che, da anni, forniscono un servizio essenziale alla città”.
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