Indagine della Guardia di Finanza sulla bancarotta fraudolenta di una società, gestita da due imprenditori montebellunesi: sequestrati beni per 600mila euro, tra cui una villa
In vent'anni, avvalendosi di vari prestanome, hanno gestito dieci società, tutte operanti nel settore della produzione e del commercio di articoli sportivi e tutte condotte alla bancarotta. Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico- finanziaria delle Fiamme gialle di Treviso sono partite dal fallimento dell'ultima azienda - dichiarato nel marzo dello scorso anno - la Meccanica Genovese, con sede nel capoluogo ligure, ma, secondo quanto appurato, di fatto gestita da due imprenditori montebellunesi. Insieme ad altre due persone, coinvolte in quest'ultima vicenda, sono stati denunciati per i reati di bancarotta e autoriciclaggio. L'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Treviso, ha permesso di accertare distrazioni di liquidità per quasi 2 milioni e mezzo di euro, avvenute mediante prelevamenti di denaro contante o bonifici bancari, disposti a favore di società e trust riconducibili ai due principali indagati, tra cui una società bosniaca, costituita per abbattere i costi della manodopera.
Contabilità falsificata e profitti utilizzati per acquisire una nuova azienda
I responsabili hanno peraltro falsificato la contabilità della società fallita, allo scopo di camuffare, attraverso dati di bilancio alterati, le distrazioni di liquidità e hanno omesso sistematicamente il pagamento delle imposte per quasi un milione e mezzo di euro. Parte dei profitti dei reati di bancarotta – per circa un milione di euro – è stata impiegata in una nuova società, riconducibile sempre ai medesimi indagati. Per occultare la provenienza illecita delle somme di denaro utilizzate nella nuova società, i soggetti avevano peraltro predisposto negozi giuridici simulati, che venivano giustificati con l’emissione di false fatturazioni. Tali espedienti hanno quindi permesso alla nuova società di operare e ampliare il suo business servendosi del patrimonio della fallita, causando non solo un’evidente distorsione concorrenziale del mercato di riferimento, ma, soprattutto, un evidente danno alla massa dei creditori.
Disposto l'obbligo di dimora e il sequestro di 600mila euro
Accogliendo la proposta avanzata dal Pubblico Ministero, il Giudice per le indagini preliminari di Treviso ha quindi disposto, nei confronti dei due principali indagati, l’obbligo di dimora nel comune di residenza, oltre al sequestro di disponibilità finanziarie e beni immobili per oltre 600mila euro, tra cui una porzione di una villa storica di quasi 800 metri quadri a Pederobba. Parte di questi beni erano stati conferiti in un trust risultato irregolare e quindi non utile a impedire l’esecuzione della misura cautelare. Nell’ultimo anno, sono state 101 le operazioni condotte dalla Guardia di Finanza di Treviso nel settore dei reati fallimentari, con la denuncia di 197 persone e l’accertamento di distrazioni patrimoniali per oltre 42 milioni di euro.
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