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Emergenza arbovirosi in Provincia di Padova: confermati 30 casi di febbre West Nile e preoccupazione per la dengue tra i turisti di ritorno

Il bilancio di Sbrogiò sui casi di West Nile e dengue nella provincia, strategie di prevenzione per contenere la diffusione

West Nile: L'importanza della donazione di sangue durante l'estate

Le temperature tropicali delle ultime settimane hanno favorito la proliferazione delle zanzare, principale veicolo di contagio della West Nile

Su Padova e provincia grava il peso delle malattie virali trasmesse da vettori artropodi, come le zanzare, che appartengono al vasto gruppo delle arbovirosi. A confermare questa situazione è il dottor Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 6 Euganea, in linea con quanto riportato nell'ultimo bollettino regionale datato 22 agosto 2024. "Sul fronte West Nile si registrano complessivamente 30 casi nel padovano, circa il 50% di quelli che si contano nel territorio della Regione Veneto", dichiara Sbrogiò.

La febbre West Nile è una patologia provocata da un virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae: i serbatoi del virus sono principalmente uccelli selvatici e zanzare, le cui punture rappresentano il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Nella nostra area, il virus è particolarmente presente nella zona meridionale di Padova. Gli anziani, considerati i soggetti più fragili, sono spesso colpiti da stati febbrili e complicazioni di natura neurologica, con affezioni al cervello e alle meningi che possono portare a meningoencefaliti, talvolta letali.

Dopo il primo decesso avvenuto nel mese di luglio, che ha coinvolto un uomo di 86 anni residente a Candiana, ieri la malattia da West Nile ha causato la morte di un uomo di 83 anni residente a Conselve. "Per quanto riguarda la dengue - prosegue il dottor Sbrogiò - dei circa 60 casi registrati nella Regione Veneto, tutti riguardanti turisti rientrati da paesi tropicali, un terzo sono riferibili alla provincia di Padova". La dengue, di origine virale, è trasmessa all’uomo attraverso punture di zanzare che hanno precedentemente punto una persona infetta. Non si verifica quindi un contagio diretto tra esseri umani, benché l’uomo sia il principale ospite del virus.

Dal comune di Limena arriva invece la conferma di un caso positivo al virus West Nile in un cavallo, che presentava sintomi neurologici. Uomo e cavallo rappresentano gli ospiti "finali" del virus e, anche se malati, non costituiscono una fonte di infezione per altri uomini o animali.

"Pur essendo i dati di quest'anno molto inferiori rispetto a quelli registrati nell’estate del 2022 – stagione con 250 contagi e 13 decessi –, essi restano comunque un importante segnale di allarme", afferma il dottor Sbrogiò. "Tuttavia, è plausibile poter affermare che ripetere quei numeri impressionanti sarà molto difficile, soprattutto per la febbre da West Nile. A differenza della dengue, che è legata ai viaggi e non ha una stagionalità specifica, la West Nile è tipicamente stagionale e quest'anno ha iniziato a manifestarsi verso la metà di luglio, con due mesi di ritardo rispetto al 2022. Considerando che verso la metà di settembre il numero di zanzare diminuisce sensibilmente, è ragionevole ritenere che il pericolo di bissare l'annus horribilis sia estremamente improbabile".

Ricordiamo, tuttavia, l’importanza di mantenere sempre alta la guardia quando ci si trova all’aperto: è consigliabile proteggersi dalle punture usando repellenti e indossando pantaloni e camicie a maniche lunghe, soprattutto all’alba e al tramonto, utilizzare zanzariere alle finestre e svuotare frequentemente i vasi di fiori con acqua stagnante, cambiando spesso anche l’acqua nelle ciotole degli animali."

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