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Una lettera inviata ai sindaci

FIMMG Veneto, dai medici di famiglia un no allo status di dipendenti

Il modello attuale, secondo il segretario Palmisano, consente ai pazienti di scegliersi il medico e dà maggiore flissibilità

FIMMG Veneto, il nuovo segretario è il veneziano Giuseppe Palmisano

Il dott. Palmisano

Il dibattito sulla riorganizzazione della sanità territoriale in Veneto si accende, e al centro della discussione c'è il ruolo cruciale dei medici di famiglia. Giuseppe Palmisano, segretario regionale della FIMMG Veneto, ha lanciato un appello attraverso una lettera aperta indirizzata ai sindaci di tutte le amministrazioni comunali della regione, sollevando preoccupazioni su un possibile passaggio dei medici di Medicina Generale alla dipendenza, un'ipotesi che sembra allettare alcune Regioni, ma che non ha ancora visto un confronto approfondito con i principali attori coinvolti. "L'idea di trasformare i medici di famiglia in dipendenti," afferma Palmisano nella lettera, "potrebbe avere conseguenze devastanti non solo per i professionisti della salute, ma, soprattutto, per la popolazione, in particolare per le fasce più vulnerabili come gli anziani."

La relazione di fiducia tra medico e paziente, pilastro della medicina territoriale, rischierebbe di dissolversi in un sistema in cui l'assistenza diventa impersonale e il paziente si vede costretto a interfacciarsi con medici di turno, invece che con il proprio medico di fiducia. Un altro punto critico sollevato da Palmisano riguarda la capillarità degli ambulatori sul territorio. "Vincolare l'attività dei medici di famiglia alle Case della Comunità," continua, "può sottrarre accessibilità alle aree periferiche, dove il medico di base rappresenta spesso l'unica possibilità per accedere a cure immediate e personalizzate."

Il modello attuale, in cui i medici possono gestire in modo autonomo la propria attività, offre maggiore flessibilità e capacità di risposta ai bisogni specifici dei cittadini. La lettera chiarisce anche un equivoco diffuso: il presunto rifiuto dei medici di operare nelle Case della Comunità. "Non siamo contrari a queste strutture," ribadisce Palmisano, sottolineando che l'accordo nazionale del 2024 già integra tale possibilità. Tuttavia, è altrettanto essenziale potenziare le AFT, Aggregazioni Funzionali Territoriali, che fungono da rete capillare essenziale per garantire assistenza anche nelle zone più isolate e disagiate.

In conclusione, la posizione della FIMMG Veneto è chiara: trasformare i medici di famiglia in dipendenti non risolve i problemi della sanità territoriale, ma rischia di compromettere la qualità e la capacità di rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione. Rappresenta un impoverimento dell'offerta sanitaria pubblica, specialmente nelle aree più difficili. È necessario un modello che preservi la scelta, la continuità e la prossimità delle cure, valori fondamentali per una sanità pubblica efficiente e inclusiva."

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