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Attualità
22.10.2025 - 14:12
L’incendio che nel 2019 distrusse parte della cattedrale di Notre-Dame di Parigi ha lasciato al mondo una lezione indelebile: anche i più grandi capolavori della storia sono fragili. Da quella consapevolezza nasce oggi, a Padova, un progetto di straordinaria importanza per la tutela della Basilica di Sant’Antonio, uno dei luoghi di culto più amati e visitati al mondo.
Promosso dalla Delegazione Pontificia, dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio e dai Frati della Basilica, con il sostegno decisivo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, il piano prevede l’installazione di un sistema antincendio di ultima generazione basato sulla tecnologia Water Mist.
L’obiettivo è mettere in sicurezza le cupole della Basilica, il sottotetto, l’Archivio storico e la Biblioteca Antoniana, preservando strutture lignee risalenti addirittura al XIII secolo.
Il Delegato Pontificio, mons. Diego Giovanni Ravelli, sottolinea il valore spirituale e civile dell’intervento:
«Garantire la sicurezza di un luogo di culto come la Basilica del Santo significa assumersi una responsabilità verso la storia, la fede e le generazioni future. È un atto di custodia e di riconoscenza verso chi ci ha preceduti e verso i pellegrini che continueranno a venire da tutto il mondo».
Le otto cupole, simbolo inconfondibile della Basilica, nascondono un complesso sistema di travature lignee in larice, antiche e preziose ma naturalmente vulnerabili al fuoco.
Il rettore, p. Antonio Ramina, ne evidenzia la delicatezza:
«Pochi sanno che sopra le cupole visibili si nasconde una straordinaria intelaiatura di legno che resiste da secoli. Proprio per la sua bellezza e la sua fragilità, merita la massima attenzione e protezione».
Per l’ing. Fabio Dattilo, presidente della Veneranda Arca, il progetto rappresenta «un passo decisivo nel processo di ammodernamento tecnologico e nella tutela del patrimonio antoniano».
L’intervento, dal valore complessivo di 1,5 milioni di euro, è frutto di una collaborazione tra enti civili e religiosi, con il contributo di 850 mila euro della Fondazione Cariparo.
Il presidente della Fondazione, prof. Gilberto Muraro, spiega:
«Abbiamo voluto sostenere un progetto che coniuga prevenzione e innovazione, nel pieno rispetto del valore storico e spirituale di un bene che appartiene a tutti».
Le analisi condotte dall’Università di Padova e dal Politecnico di Zurigo hanno confermato che alcune delle travi lignee delle cupole risalgono al XIII secolo, rendendole tra le strutture più antiche d’Europa.
Secondo la prof.ssa Giovanna Valenzano, presidente della Veneranda Arca e docente di Storia dell’arte medievale,
«le cupole rappresentano un unicum architettonico di eccezionale importanza storica. La loro tutela è un dovere verso la memoria e la cultura europea».
Il sistema scelto, sviluppato dalla società italiana Tema Sistemi S.p.A., utilizza acqua nebulizzata ad alta pressione: una nebbia finissima che spegne le fiamme riducendo al minimo l’impatto su materiali e ambienti.
Si tratta di una tecnologia già impiegata in luoghi di grande pregio come San Marco a Venezia e Villa Pisani a Stra.
I lavori, che saranno eseguiti con tecniche di edilizia acrobatica per evitare ponteggi invasivi, inizieranno entro la fine del 2025 e si concluderanno nella primavera 2026, in tempo per il tradizionale Giugno Antoniano.
L’intervento, interamente condotto in dialogo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, renderà la Basilica di Sant’Antonio un modello internazionale di prevenzione e conservazione.
«Proteggere oggi significa garantire che questo straordinario lascito continui a parlare alle generazioni future» – conclude la prof.ssa Valenzano.
Con questo progetto, Padova riafferma il proprio ruolo di laboratorio di eccellenza nella tutela dei beni culturali, coniugando tecnologia, fede e rispetto per la storia.
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