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Il Movimento 5 stelle denuncia: nel Veronese è esplosa la febbre della logistica

In un’interrogazione parlamentare il Movimento 5 stelle accende i riflettori sul problema dei centri logistici che crescono a ritmi esponenziali in tutto il Veneto, ma in particolare lungo la Transpolesana, da Verona a Rovigo

febbre della logistica

L'Hub di Amazon a Castelguglielmo (RO), emblema dei giganti della logistica disseminati lungo la Transpolesana

Un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti riaccende l’attenzione su un fenomeno che da anni trasforma in silenzio il volto del Veneto: l’espansione dei poli logistici lungo l’asse della Transpolesana (SS434), da Verona a Rovigo.Un’arteria che, nel giro di pochi anni, è diventata la spina dorsale di un sistema industriale in piena corsa, ma anche la linea di frattura di un territorio che paga un prezzo ambientale e sociale altissimo.

Cappelletti, nella sua iniziativa, chiede al Governo di verificare gli effetti della legge regionale veneta 55/2012, che consente varianti urbanistiche semplificate per insediamenti di “rilievo pubblico”. Secondo il deputato, tale norma si è tradotta in una deregulation di fatto, permettendo la proliferazione di grandi hub senza un’adeguata valutazione d’impatto.Il risultato, visibile percorrendo i 90 chilometri della Transpolesana, è un mosaico di capannoni, piazzali, svincoli e tir, che si alternano a lembi di campagna sempre più ristretti.

Da Verona a Rovigo: la corsa al magazzino

Il punto di partenza di questa trasformazione è Verona, dove l’Interporto Quadrante Europa rappresenta da decenni un modello di logistica integrata. Ma accanto a esso, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i nuovi poli nei comuni di Lavagno, Oppeano, Zevio, Isola Rizza e Nogarole Rocca. Quest’ultimo è un caso emblematico: con appena 3.800 residenti, il paese ospita oltre 5.000 addetti alla logistica, in gran parte impiegati nel gigantesco hub di Zalando.

Poco più a sud, il paesaggio si ripete. A Castelguglielmo (RO), 1.500 abitanti, sorge un centro Amazon da 200.000 metri quadrati, con 2.000 lavoratori.Nel Padovano, a Granze di Camin, un’area di 150.000 metri quadrati di terreni agricoli è stata riconvertita per nuovi insediamenti logistici.Dal 2021 al 2024, il consumo di suolo in Veneto è tornato a crescere in modo costante, contraddicendo le politiche di contenimento fissate dalle direttive europee.

Deregulation e pianificazione travolta

Alla base di questo boom c’è una combinazione di norme e interessi economici.La legge regionale 55/2012, pur nata per favorire la semplificazione amministrativa, consente ai comuni di adottare varianti urbanistiche “in deroga” per impianti considerati strategici.Un meccanismo che, secondo comitati locali e associazioni ambientaliste, ha indebolito la pianificazione territoriale, favorendo chi consuma più suolo a scapito della coerenza tra i diversi piani comunali.

Gli effetti si vedono nelle strade provinciali congestionate dal traffico pesante, nei centri abitati dove i sindaci hanno dovuto ridurre il limite di velocità a 30 km/h, nelle “bolle di calore” che si creano intorno ai grandi piazzali impermeabili.Le opere di compensazione ambientale, quando previste, appaiono spesso marginali: qualche alberatura o barriera acustica che poco incide sul bilancio ecologico complessivo.

Verso una moratoria?

La richiesta avanzata dal Movimento 5 Stelle è quella di sospendere l’approvazione di nuovi poli logistici, almeno fino alla definizione di criteri minimi nazionali di sostenibilità e soprattutto di valutazione dell’impatto sociale e territoriale.Una misura che molti amministratori locali, soprattutto nei comuni sotto i 5.000 abitanti, vedono con favore: la promessa di nuovi posti di lavoro, dicono, si scontra troppo spesso con problemi di viabilità, sicurezza e qualità della vita.

Nel frattempo, la Transpolesana continua a riempirsi di mezzi, insegne e piazzali.Da arteria di collegamento è diventata simbolo di un modello di sviluppo che consuma territorio più rapidamente di quanto crei valore duraturo.

Il Veneto, culla di distretti produttivi e di un equilibrio storico tra città e campagna, rischia così di trasformarsi in un grande snodo di passaggio.Una piattaforma logistica a cielo aperto, dove la velocità delle merci sembra contare più della tenuta del territorio.

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