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14.03.2021 - 08:00
Ho voluto capire, confrontandomi con Federico, cosa stia succedendo all’audiovisivo Veneto a un anno esatto dall’inizio della pandemia e delle sue conseguenze sul mondo del cinema in primis. Federico comincia da un’immagine, un‘immagine western che rappresenta i suoi ultimi mesi. Una farmacia, una chiesa, un bar e una lunga strada provinciale, tanti chilometri e poche auto. Un nuovo mondo, o forse lo stesso di prima, ma che con i confini chiusi ha reso evidenti le sue sfumature e i suoi contrasti. Il nordest diventa il Mondo, non un passaggio per Milano, casa della TV e della pubblicità, o Roma, casa del cinema. Set chiusi a Cinecittà, aziende che bloccano gli investimenti in pubblicità a causa dell’incertezza del mercato, Milano alla fine si è fermata. Così si torna a bussare alle porte del vicino di casa sia esso azienda o maestranza. Federico ammette che vivendo in città non aveva mai osservato così attentamente la nostra provincia. La ricchezza è diffusa, solo qui si vedono così tante auto di grossa cilindrata. Eppure l’essere piccolo e dinamico, modello dell’impresa veneta, ci sta facendo penare. Nell’audiovisivo sono decine le imprese che hanno meno di 5 dipendenti. Prima della pandemia vivevano di pubblicità, documentari, cortometraggi. Piccole o medie produzioni molto flessibili. Ora molti sono in seria difficoltà. Il cinema, oltre agli ospedali e al calcio, è l’unico settore con un proto- collo Covid ad hoc. I grandi sono ripartiti in sicurezza con uno sforzo organizzativo importante, ma gestibile. I piccoli invece non possono permettersi di far rispettare le normative Covid e le tematiche di sicurezza con disinvoltura. Le piccole produzioni straniere che girano a Venezia e che da sempre collaborano con le realtà venete non si sono viste. Si sono viste per fortuna le grandi produzioni, ma quelle scavalcano a piè pari le case di produzione venete. Federico pensa che siamo in una fase in cui le nostre aziende siano piccole per i grandi e grandi per i piccoli. C’è anche un altro problema, più identitario. Il circuito dei documentari e dei cortometraggi si basa sulla distribuzione ai cinema e ai festival. Gli autori e i produttori veneti hanno creato un rapporto col proprio pubblico, coltivato
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