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Consumo di suolo, Coldiretti: Padova ancora maglia nera

Fresh spring green grass with soil isolated on white background.

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Nel 2021 scomparsi a Padova altri 123 ettari di suolo, ben 150 campi da calcio. Coldiretti: "Oltre 40mila ettari perduti".

Non si arresta il consumo del suolo in Veneto e in particolare in provincia di Padova. Il rapporto annuale dell’Ispra sul consumo del suolo conferma la “maglia nera” in Veneto per la provincia di Padova, un triste primato detenuto già da alcuni anni con il 18,69% di terreno consumato, in valore assoluto ben 40.058 ettari. Nel 2021 è stata confermata la tendenza degli ultimi anni, con la perdita di altri 123 ettari di terreno destinati alla cementificazione.

Primato regionale nel consumo di suolo per Padova. Il presidente di Coldiretti Padova Bressan: "Primato preoccupante"

"Si tratta di circa 150 campi da calcio, tanto per rendere l’idea" spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova "ulteriore superficie irrimediabilmente persa, che non potrà più essere coltivata. La progressione degli ultimi anni è preoccupante: nel 2020 erano andati persi 135 ettari e nel 2019 erano stati 97. Cifre preoccupanti che impongono una seria riflessione sulle future pianificazioni urbanistiche perché non possiamo continuare a perdere terreno con questi ritmi, sia per garantire la sopravvivenza della nostra agricoltura che per preservare l’ambiente e l’ecosistema del nostro territorio. L’agricoltura continua a perdere una risorsa fondamentale e il nostro ambiente è sempre più povero, ma anche più vulnerabile". Passando in rassegna i dati del rapporto dell’Ispra Coldiretti Padova osserva come la maggior percentuale di suolo consumato si concentri nella cintura urbana di Padova, in testa il capoluogo con oltre il 49% (anche nel nel 2021 la progressione è stata di soli 2,6 ettari), Noventa Padovana con il 43% e tutti i comuni contermini alla città oltre il 30%. Al di sotto di questa percentuale ma sopra il 15% di suolo occupato troviamo gran parte della provincia: tutta l’Alta Padovana, il Piovese, il Monselicense e l’Estense. Comprese fra il 15 e il 9% invece l’area Colli, il Conselvano (eccetto Conselve al 20%) e il Montagnanese. Nel 2021 il Comune che ha registrato il maggior consumo di solo è stato Campodarsego con 14 ettari, mentre Vescovana detiene il più alto consumo di suolo pro capite, con 32,2 metri quadrati per abitante tra il 2020 e 2021. Da una parte dunque l'Alta Padovana detiene le percentuali più alte di suolo consumato, dall'altra però è sono i residenti della Bassa Padovana a soffrire gli effetti della cementificazione, con un più alto valore pro capite di suolo consumato, oltre 650 metri quadrati per abitante nel Montagnanese, in parte dell'Estense e del Piovese.

Coldiretti sul rapporto Ispra. Bressan: “Più suolo impermeabile determina un aumento del già elevato rischio idraulico ”

“Più terreno cementificato significa non solo terra strappata al verde e alle coltivazioni - aggiunge Bressan - ma anche più suolo impermeabile, che aumenta il già elevato rischio idraulico con cui ci troviamo a fare i conti in molte zone della nostra provincia in occasione di temporali e nubifragi, bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Ne risente anche la biodiversità, con una perdita di specie vegetali, coltivate e non, che dispongono si sempre minor spazio. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono dobbiamo impegnarci difendere il nostro patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile – è l’appello del presidente di Coldiretti Padova – con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola". E conclude: "Se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un’opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l’intero Paese oltre al fatto che c’è un tema che riguarda l’ambiente, la sicurezza e la qualità della vita. Da una parte in Veneto la legislazione regionale la rallentato la cementificazione forzata ma ora occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Senato, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.    
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