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Economia
23.03.2025 - 13:08
L'adozione dei dazi commerciali promossa dall'amministrazione Trump potrebbe avere un impatto relativamente ridotto sulle esportazioni del Veneto. Contrariamente al resto del Paese, la nostra regione beneficia di una notevole diversificazione dei beni venduti sui mercati internazionali. Di conseguenza, qualora gli Stati Uniti – e successivamente altri Stati – decidessero di ampliare le barriere commerciali a ulteriori prodotti, il sistema produttivo del Veneto potrebbe subire danni trascurabili rispetto a quelli subiti da aree con un export maggiormente concentrato su pochi settori. Secondo un'indagine condotta dall'Ufficio studi della CGIA, il calcolo dell'indice di diversificazione dei prodotti esportati per regione è cruciale. Tale indice considera il valore economico dei primi dieci gruppi merceologici sul totale delle vendite estere. Un indice basso indica una maggiore diversificazione dell'export regionale, rendendolo meno vulnerabile a cambiamenti nelle dinamiche del commercio globale. Contrariamente, una forte incidenza del valore dei principali dieci prodotti esportati suggerisce un'esposizione maggiore a possibili perturbazioni commerciali internazionali.
Tra le regioni maggiormente a rischio troviamo la Sardegna, il Molise e la Sicilia. La Sardegna presenta l'indice di diversificazione più elevato (95,6 per cento) a causa della predominanza dell'export di prodotti petroliferi raffinati. Similmente, il Molise (86,9 per cento) è influenzato dalla vendita di prodotti chimici, materie plastiche e gomma, veicoli e prodotti da forno, mentre la Sicilia (85 per cento) ha una forte dipendenza dalla raffinazione di prodotti petroliferi.
Tuttavia, nel Mezzogiorno, la Puglia si distingue con un indice di diversificazione del 49,8 per cento, posizionandosi al terzo posto a livello nazionale tra le regioni meglio attrezzate a fronteggiare l'espansione dei dazi. Le regioni del Nord Italia appaiono meno esposte ai possibili rischi commerciali, fatta eccezione per la Puglia. La Lombardia si distingue con un indice di diversificazione del 43 per cento, risultando così la regione meno coinvolta. A seguire, il Veneto (46,8), la Puglia (49,8), il Trentino-Alto Adige (51,1), l'Emilia-Romagna (53,9) e il Piemonte (54,8).
Il 2024 ha registrato una flessione delle esportazioni venete, che hanno raggiunto gli 80,1 miliardi di euro, segnando un calo di 1,5 miliardi (-1,8 per cento) rispetto al 2023. La Lombardia si conferma leader con esportazioni pari a 163,9 miliardi, seguita dall'Emilia-Romagna con 83,6 miliardi e dal Veneto. La Toscana, grazie a medicinali e gioielli, con 63 miliardi ha sorpassato il Piemonte, che risente della crisi nel settore automotive.
A livello provinciale, Milano si conferma la protagonista dell’export con 57,9 miliardi nel 2024, seguita da Torino con 25,7 miliardi e Firenze con 24,5 miliardi. La città toscana ha registrato una notevole crescita grazie alla gioielleria e ai preparati farmaceutici, superando Vicenza, che si attesta a 22,7 miliardi, seguita da Bergamo (20,6) e Brescia (20,1).
In Veneto, tutte le sette province hanno subito una riduzione nelle esportazioni nel 2024. Venezia ha registrato la diminuzione più marcata (-9 per cento), seguita da Belluno (-4,9), Rovigo (-2), Treviso (-1,7), Vicenza (-1,1), Padova (-0,4) e Verona (-0,2). Per quanto riguarda le categorie merceologiche, il Veneto eccelle nell'esportazione di macchine di impiego generale, tra cui forni e bruciatori, con un valore di 5,9 miliardi di euro (-0,4 per cento rispetto al 2023). Altri settori rilevanti includono gli strumenti medici e dentistici, un mercato fortemente influenzato dall'occhialeria, con 5,4 miliardi (-0,7 per cento), e le macchine per impieghi speciali, con 4,8 miliardi (-2,9 per cento). L'abbigliamento ha generato 3,7 miliardi (-5,6 per cento). In crescita sono le vendite di bevande, incluse quelle alcoliche (+7 per cento), e la gioielleria (+12,1 per cento).
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