Un’indagine di Istat e Ca’ Foscari sullo stato delle scuole d’infanzia italiane con un focus sul periodo della Pandemia.
Solo il 10% degli asili nido pubblici e privati ha sospeso interamente il proprio servizio per casi di Covid-19. Lo rivela un’indagine su 1.346 strutture educative italiane condotta dall’Università Ca’ Foscari Venezia e dall’Istat su impulso del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha presentato di recente a Roma i risultati degli approfondimenti svolti sui servizi educativi per l’infanzia in Italia. Durante l’anno educativo 20/21, nel pieno della pandemia, le strutture si sono dovute adattare, in particolare adeguando spazi (93%), formando il personale (92%), attivando canali straordinari di contatto con le famiglie (72%) e anche assumendo nuovo personale (51%), spiegano gli esperti. Per l’85% delle strutture tutto questo ha significato anche un aumento dei costi, senza però ricevere sempre contributi straordinari dallo Stato per far fronte alle nuove esigenze (1 struttura su 3) e con un drastico calo delle iscrizioni da dover fronteggiare, soprattutto nel Mezzogiorno. Tutto ciò si traduce in una richiesta di rafforzamento dei servizi esistenti, attraverso sostegni economici per i servizi già attivi, per le famiglie, per l’adeguamento strutturale degli asili, come conferma Stefano Campostrini, coordinatore della ricerca e docente di Statistica a Ca’ Foscari: “I dati raccontano di una sostanziale resilienza da parte delle strutture per la prima infanzia: hanno individuato forme di risposta all’emergenza sanitaria e ai suoi vincoli spesso innovative e che possono essere rivalorizzate anche per il futuro”. (m.d.)
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