La ‘Carta di Venezia’ è finalizzata a uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti
È stata presentata nella giornata di ieri, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la ‘Venice Declaration’, redatta nel 2017 dalla Regione del Veneto assieme alla Federazione Internazionale per lo sviluppo della Famiglia, ma riscritta quest’anno alla luce delle esperienze maturate durante la Pandemia. La ‘Carta di Venezia’ è finalizzata all’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Al Documento hanno già aderito circa trecento città e regioni, tra cui Marsiglia, San Paolo del Brasile, Brasilia, che hanno condiviso l’opportunità di sostenere, entro il 2030, i seguenti temi: accesso ad alloggi adeguati, sicuri, convenienti e riqualificazione di quartieri poveri; nuove tecnologie per accrescere l’inclusione sociale e ridurre il divario rispetto alle famiglie più svantaggiate; educazione inclusiva e di qualità, con incremento delle strutture accessibili per i bambini, nelle vicinanze dei luoghi lavorativi; promozione di uno stile di vita sano, in particolare per la prevenzione di disordini mentali, attraverso assistenza sanitaria e strutture adeguate; sicurezza, tramite la creazione di un ambiente sicuro, basato sulla solidarietà, l’interazione sociale, la presenza di volontari, le politiche di vicinato, l’uso di videocamere, luci pubbliche e informazioni su come comportarsi in caso di disastri naturali o situazioni di emergenza; riduzione dell’impatto ambientale negativo pro capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani e di altri rifiuti; sistemi di trasporto sicuri, convenienti, accessibili e sostenibili, potenziando quelli pubblici, con particolare attenzione ai bisogni dei soggetti più vulnerabili; piano di accessibilità all’alloggio per i cittadini più svantaggiati, includendo la promozione di coesioni intelligenti di persone di diversi gruppi recettivi, accomunati dall’uso degli stessi servizi; promozione di volontari per la conservazione e la ristrutturazione del patrimonio culturale delle città e il sostegno del turismo; stabilire specifici programmi per riconoscere il valore del lavoro non retribuito e della cura per indirizzare i bisogni delle famiglie in situazioni vulnerabili, compresi quelli dei nuclei familiari monoparentali, numerosi, di migranti… Secondo i dati che emergono dalla World Bank, dell’attuale popolazione urbana di circa 3.5 miliardi, che raggiungerà i 5 miliardi entro il 2030, due terzi vivono nelle città. E’ dunque un comune interesse raggiungere gli scopi indicati nella ‘Carta di Venezia’, per garantire una crescita sicura a tutti i membri della famiglia, dai bambini ai genitori e ai giovani, con particolare attenzione per gli anziani, nel loro percorso di invecchiamento attivo, e per le persone con disabilità. L’impegno condiviso dai sottoscrittori della ‘Carta di Venezia’ è presentare annualmente una relazione sui progressi realizzati rispetto a uno o più punti previsti nella Carta di Venezia, al fine di raccogliere le relative buone pratiche che verranno esaminate da UNINOVE, selezionata a questo scopo, tra le più importanti Università del Brasile, situata a San Paolo, e con un Master in ‘Smart and Sustainable Cities’. Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, nell’introdurre i lavori, ha premesso che “nella cultura e storia veneta, il 1° marzo segna l’inizio del nuovo anno: per secoli, infatti, la Repubblica di Venezia celebrava il suo Capodanno in questo giorno e il conto degli anni era effettuato ‘more veneto’, ovvero secondo l’usanza veneziana. Per la Serenissima, oggi è quindi il primo giorno del 2023, ‘more veneto’: spero che questo Capodanno storico sia benaugurale per voi tutti e per la ‘Carta di Venezia’ che oggi nasce per la seconda volta. Ricordo bene il giorno in cui Ignacio Socias è venuto a Venezia per presentarmi l’idea di quella che sarebbe divenuta la ‘Venice Declaration’, la cui idea iniziale era quella di un progetto rivolto alle città e alle regioni che volevano contribuire attivamente al raggiungimento dell'obiettivo SDG11 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: ‘rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili’. La ‘Venice Declaration’ è cresciuta grazie agli stimoli dell'IFFD e di realtà come la rete ELISAN, per non parlare del Dipartimento degli Affari Sociali ed Economici delle Nazioni Unite, guidato da Daniele Bas, o il contributo fondamentale di Uninove, l’aiuto di Università come Ca’ Foscari o Rotterdam, di regioni come la Kukawsko- Pomorskie Region, il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia, del Dipartimento des Bouches du Rhone, della regione Attica della Grecia, di città greche, francesi e italiane, delle città messicane, che hanno portato all’attenzione del loro governo questa nostra Carta, al pari di Brasilia, San Paolo del Brasile, Curitiba, Marsiglia o Vicenza. È grazie a loro e a tanti altri se la ‘Venice Declaration’ è riuscita ad andare oltre!”.“Se tutti abbiamo capito che il ruolo delle case e delle famiglie è diventato centrale, la ‘Dichiarazione di Venezia’ ha mostrato strategie comunitarie per superare ed evitare i rischi dell'isolamento, della solitudine e della dipendenza dalle tecnologie – ha evidenziato Ciambetti - La casa non può trasformarsi in una prigione o, peggio, in una prigione tecnologica, segnata da violenze domestiche subite da donne e bambini. Bisogna vivere non da soli, ma in comunità, credere nell’economia circolare, lottare assieme per difendere gli insediamenti umani dai mutamenti climatici e combattere uniti contro la povertà, la fame, le malattie. Come aveva più volte sottolineato Daniela Bas, la crisi derivata dalla Pandemia da Covid 19 ha portato alla luce fratture già esistenti, accentuando situazioni di estrema povertà. Sono infatti aumentate le situazioni di marginalità e di polarizzazione sociale a danno dei più vulnerabili, come i giovani, le minoranze, i gruppi considerati ‘inutili’, come gli anziani, i disabili o i disoccupati. Oggi, i primi 10 miliardari al mondo detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone. 5,6 milioni di persone muoiono ogni anno a causa della mancanza di accesso all’assistenza sanitaria nelle nazioni povere e 2 milioni e 100 mila persone muoiono ogni anno a causa della fame. Quasi la metà dell’umanità – 3,2 miliardi di persone – vive sotto la soglia di povertà, cioè con meno di 5,5 dollari al giorno. La crisi ha rafforzato fenomeni come lo sfruttamento, i conflitti, la violenza domestica, il traffico di esseri umani, l'abuso di bambini o anziani, mentre il conflitto Ucraino-Russo ha dimostrato come equilibri che si pensavano consolidati possono rompersi improvvisamente, e improvvisamente interrompere il cammino verso il benessere per sconfiggere le povertà, la fame, e rendere tutte le città e tutti gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili, mettendo al centro di tutti i percorsi la famiglie e le sue esigenze”.“Per questo – ha ricordato il Presidente del Consiglio regionale - un anno fa, a Bruxelles, abbiamo deciso di riscrivere la ‘Venice Declaration’, per adattarla non solo ai nuovi scenari che la storia ci stava proponendo, ma anche sulla base del contributo straordinario che ciascuno di voi ha saputo dare. Dovrei ringraziarvi tutti, uno ad uno, per il grande lavoro che avete svolto, e qui cito solo alcuni tra i tanti: Daniela Bas, Ignacio Socias, Piotr Calbecki, Sylvie Carrega e Jean Max Trouillet, Christos Pappous, Sindaco della città greca di Fyli, in Attica, l'amica Manuela Lanzarin, Annalisa Bisson e i loro collaboratori straordinari, per non parlare dei tecnici che riscrivendo la ‘Venice Declaration’ hanno portato a termine un lavoro veramente difficile. Trovo particolarmente meritorio da parte loro aver lanciato un Tavolo di lavoro sull’economia circolare, la sicurezza alimentare e l’energia, guidato dalla città di San Paolo, spazio che sono sicuro arricchirà di nuovi stimoli la nostra azione”.“In verità tutti voi avete dimostrato che nel mondo contemporaneo la realtà è policentrica e ciascuna realtà, piccola o grande che sia, ha il diritto di contribuire al benessere comune con la propria identità, cultura e intelligenza – ha concluso Roberto Ciambetti - L'etimologia della parola famiglia è da ricondursi al termine osco ‘faama’, cioè casa, da cui il latino famīlia. Famiglia, in senso stretto e originario, etimologicamente parlando, significa la piccola comunità di ‘persone che abitano nella stessa casa’: oggi, quella stessa casa in cui vive quella comunità, è il mondo, e la piccola comunità è l’umanità tutta che non può sopportare le diseguaglianze e gli squilibri drammatici a cui ho accennato in precedenza. La Famiglia è alla base di quella straordinaria architettura che può guidare l’intera umanità nelle grandi sfide che ci attendono, a iniziare dalla lotta alla povertà, alla fame, ai cambiamenti climatici: se vogliamo salvare la casa comune e i suoi abitanti, dobbiamo ripartire dalla Famiglia. Oggi, siamo qui per ribadirlo, con la nuova ‘Carta di Venezia’, che speriamo porti sempre con sé il proprio spirito originale di servizio, disponibilità e attenzione alle ragioni di tutti”. Durante i lavori, hanno offerto il proprio contributo, tra altri, il Direttore della International Federation for Family Development, Ignacio Socias, il Presidente della rete Europea Elisan, Max Trouillet, il Vice Sindaco della Città di Marsiglia, Sylvie Carrega, il Presidente della Regione Kujawsko- Pomorskie (Polonia), Piotr Calbecki. In particolare Max Trouillet ha ricordato che “in occasione dell’assemblea generale della Rete Elisan, che si è tenuta a Bruxelles presso la sede della Regione del Veneto, è stato deciso di rivedere tutti i parametri della ‘Dichiarazione di Venezia’, alla luce delle conseguenze prodotte dal Covid e dal conflitto russo- ucraino. In particolare, rispetto a diversi punti della Dichiarazione, riteniamo che sia molto importante valutare come poter rispondere al meglio alle sfide di garantire la sicurezza alimentare e contrastare inflazione e povertà”.Sylvie Carrega, dopo aver ringraziato “il Presidente Roberto Ciambetti per l’invito e per l’onore che ci ha reso ospitandoci in questa prestigiosa sede istituzionale come rappresentanti della Rete Elisan”, ha spiegato che “rispetto al contesto in cui era stata redatta la prima ‘Carta di Venezia’, ora la situazione è profondamente cambiata alla luce della Pandemia, della guerra russo – ucraina e della crisi energetica. Quindi, la ‘Venice Declaration’ doveva essere rivista e attualizzata. Sottolineo come i legami di Elisan e della Città di Marsiglia con la Regione del Veneto sono storici e molto solidi; da qui, ora nasce il nostro impegno per raccogliere i contributi di tutti i partner al fine di individuare le migliori pratiche in grado di ottimizzare la risposta alle sfide che saremo chiamati ad affrontare”.Ignacio Socias ha sottolineato come “la ‘Dichiarazione di Venezia’ rappresenti uno strumento molto efficace per cercare di essere all’altezza della sfida di dare vita a città e territori inclusivi e, in particolare, a quelle sfide che il Covid ha lanciato alle famiglie inserite in un contesto urbano. Oggi, rilanciamo il nostro impegno per offrire alle famiglie maggiori opportunità di sviluppo in un contesto di crisi. Per questo, ringrazio molto il Presidente Ciambetti per averci accordato questa preziosa opportunità”.Piotr Calbecki, nel ricordare che “siamo una delle sedici regioni polacche coinvolte, a livello governativo e locale, nell’aiuto al popolo ucraino, sia nel nostro paese che in quello d’origine, per offrire agli ucraini la possibilità di condurre una vita il più normale possibile”, e che “siamo partner della ‘Carta di Venezia’ già da due anni, al pari di tante altre città e regioni europee e ci relazioniamo con buoni risultati con diverse organizzazioni internazionali, come l’ONU”, ha spiegato che “il nostro aiuto si focalizza nel sostenere le famiglie povere, nel promuovere l’educazione dei bambini, nel supportare le persone malate e gli anziani. In particolare, cerchiamo di intervenire per aiutare quanti si trovano quotidianamente a dover gestire una persona anziana a riappropriarsi di un pezzo delle loro vite, magari riuscendo ad andare in ferie, consapevoli che c’è la nostra regione pronta a supportarle”. E, sul fronte della guerra russo- ucraina, il Presidente della Regione Kujawsko- Pomorskie ha confidato tutta la propria sorpresa per il fatto che “dopo le atrocità prodotte dalla Seconda Guerra Mondiale sia stato possibile rivivere, ora, una nuova guerra. È quindi giusto che tutte le Nazioni aiutino e difendano l’Ucraina, ma soprattutto difendano l’Europa unita contro ogni forma di barbarie e totalitarismo”.
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter