Lorenzo Parretti, architetto, ha dato forma al suo sogno di un luogo di creazione galleggiante sulle acque della laguna: il vaporetto dell'immaginario
Sono tante le storie di vita che meritano di essere raccontate, ma alcune ci colpiscono più di altre. Sembrano un romanzo o una striscia di un fumetto a cui non si può far altro che rimanere incollati per scoprire come prosegue. La storia del fiorentino Lorenzo Parretti, architetto, e di “Capitan Bragadin”, “il vaporetto dell’immaginario”, inizia molto prima del loro incontro. Comincia agli inizi degli anni ’90, a bordo di una vecchia imbarcazione, con una tesi da scrivere e un progetto nella testa: un luogo di creazione itinerante lungo canali e fiumi navigabili dell’Europa. La tesi è un successo e per Lorenzo arriva la chiamata del Comune di Parigi per un progetto simile, ma ancora più ambizioso che alla fine naufraga per una serie di difficoltà. Poi, nella vita di Lorenzo, arriva un figlio e il desiderio forte di voler scrivere un altro finale al suo sogno, di immaginare ancora, anche per lui. (Continua dopo il video...) https://youtu.be/eLOkFwz_De0 È il 2015 quando, a Venezia, Lorenzo scrive su Google le parole “vaporetto”, “architettura”, “occasione” e incontra “Capitan Bragadin”, un ex vaporetto foraneo costruito nel 1916 a Venezia e utilizzato fino al 1987 da Actv per collegare Fondamente Nove alle isole di Murano e Burano. Quando lo vede, ormeggiato sulla Riviera del Brenta, nei pressi di Mira Porte, Capitan Bragadin è stato trasformato in uno studio di architettura galleggiante ed è in vendita. Lorenzo lo acquista nel 2017 con l’idea di farlo diventare una piattaforma culturale itinerante aperta al pubblico, in grado di espandersi anche sulla riva nei momenti di massima attività. L’obiettivo è sensibilizzare la salvaguardia della laguna di Venezia e la valorizzazione delle sue isole e il modello sono i battelli parigini ormeggiati lungo la Senna, impiegati come location per eventi culturali, ricreativi e culinari. Nel 2017 il vaporetto Capitan Bragadin fa quindi ritorno nella laguna di Venezia, precisamente nell’isola della Giudecca, in un cantiere parallelo a quello in cui era stato costruito cento anni prima. “Il vaporetto dell’immaginario non è un prodotto, ma un luogo che riceve chi entra e racconta la sua storia: l’esperienza è il prodotto” racconta Lorenzo Parretti. “Quest’estate, grazie all’attracco alle Vignole, siamo riusciti a creare una comunità e ad entrare in empatia con il luogo, che in fondo è l’obiettivo principe del progetto” continua Lorenzo, che spiega come il vaporetto sia “uno spazio di libertà artistica e musicale senza uguali” in cui i giovani di tutte le età possono ritrovarsi, staccare dal mondo ed entrare in contatto con il proprio immaginario ideale. Ora il “Vaporetto dell’Immaginario”, che può accogliere fino a 50 persone, si sposterà in Giudecca per proporre da inizio novembre il festival del cinema a bordo curato da Under Love festival, ma l’idea è quella di tornare in estate nella dimensione bucolica delle Vignole dove il battello ha trovato un proprio equilibrio. “Una volta riconosciuto come spazio di cui la laguna ha bisogno, la mia speranza è che per il battello arrivino dei riconoscimenti attraverso un film, un documentario, un bando o qualunque altra strada” afferma Lorenzo, che intanto cerca artisti che si occupino di video mapping interno ed esterno per un progetto che metta al centro visual e musica. Dicevamo che alcune storie ci colpiscono più di altre. Ecco, forse ciò che ci spiazza è il fatto che i protagonisti abbiano “semplicemente vissuto”, senza “pensare troppo a vivere” e abbiano accolto ogni incontro, ogni mare calmo e ogni burrasca come un’opportunità da cui imparare per continuare a navigare. Chiunque voglia unirsi può scrivere alla pagina Facebook “La Maison du Capitan Bragadin”. (Continua dopo la gallery...)
Una residenza poetica per imparare ad abitare la parola
Tra le esperienze che il “Vaporetto dell’Immaginario” accoglie come un ventre c’è quella della residenza poetica, un’esperienza di abitare “per imparare ad abitare le parole”. Matilda Vit e Valerio Pastorelli sono tra coloro che hanno accolto questa proposta. “È difficile sentirsi accolti da qualcuno che vuole promuovere la cultura dal basso a Venezia” ci ha raccontato Valerio, che ha aggiunto: “Lorenzo crede nella co-autorialità e apre le porte alla creatività dei giovani senza appesantirli di aspettative”.(Continua dopo il video...) https://youtu.be/90tmcQp6uaE “L’idea di questa residenza poetica è nata dalla necessità comune di integrare tutti i sensi perché spesso ci dimentichiamo quello che c’è dietro le cose che stiamo vedendo” ha aggiunto Matilda. “Lavorare sul battello – ha proseguito – ti trasporta in una dimensione onirica, di ventre in cui già la necessità fisica e concreta di doversi adattarsi alla fluidità delle onde è un motivo di riflessione”. La residenza poetica è però anche un modo di abitare fuori dalla dimensione di affitti e contratti in cui si ritrova “la poesia dell’abitare”, del “dover solo abitare” e questo trasforma a tratti l’esperienza “in un atto politico più che poetico” in cui si può seminare per il futuro. “Questi ragazzi mi hanno aiutato a sgomberare la sovrastruttura del progetto tornando alla dimensione in cui l’incontro è centrale” ha commentato Lorenzo Parretti. Insomma, un soggiorno di rottura senza etichette per intravedere nuove possibilità, in sé, negli altri, nel mondo Marika Andreoli
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