Secondo il report della Fondazione Pellicani negli ultimi 20 anni i residenti stranieri sono cresciuti del 613%,
Mestre e Marghera sempre meno “veneziane”, con ormai un residente su tre straniero e il preoccupante aumento anche della povertà e dell’età media dei residenti. Il rischio concreto, ora, è quello della creazione di pericolose “aree ghetto” assolutamente da evitare in tempi anche brevi. I dati sono quelli emersi dal secondo focus della Fondazione Pellicani, "Giovani, base sociale e mercato del lavoro", “Quando si prende il tram T2 in piazzale Cialdini, verso Marghera – il commento a conclusione del focus - la stragrande maggioranza dei passeggeri è straniera. Quando si cammina per strada si vede gente con abiti orientali, molte donne con hijab e burqa con tanti bambini appresso, mentre gli italiani ne hanno sempre meno. Queste persone non acquistano nulla nei negozi italiani perché non hanno disponibilità economiche e, per il cibo, si rivolgono alle botteghe di generi alimentari aperte da connazionali”. A parlare chiaro sono poi ovviamente i numeri pubblicati dalla Fondazione. Negli ultimi 20 anni i residenti stranieri sono cresciuti del 613%, passando da circa 5 mila e 700 abitanti agli attuali 40 mila e 500 arrivando ad essere il 16% della popolazione totale; mentre nello stesso arco di tempo gli abitanti sono calati del 5,9%. In prevalenza, svolgono lavori poveri e sfruttati, prendono pochi soldi e ne hanno pochi da spendere- Difficoltà ovvie, di conseguenza, anche per le scuole, con classi che arrivano a Marghera a contare il 90% di studenti stranieri) provenienti da a volte anche sette realtà culturali differenti nella stessa classe. Per la fondazione Pellicani il trend demografico degli ultimi due decenni è strettamente legato alla vocazione economica della città concentrata per lo più sui servizi del turismo e, per la manodopera straniera, sull'industria, con particolare riferimento alla cantieristica navale. Negli ultimi 10 anni infatti sono state oltre 175 mila le assunzioni di stranieri come camerieri di ristorante (50 mila), facchini (35 mila), camerieri d'albergo (25 mila), cuochi (10 mila), personale non qualificato nella ristorazione o servizi di pulizia (38 mila). In alcuni settori la percentuale ha superato il 40% del totale, raggiungendo picchi del 60% con chiamate al lavoro gestite soprattutto dalle agenzie interinali. “Senza un lavoro di qualità – la conclusione della Fondazione -la città si impoverisce, - Massimo Tonizzo
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