Faranno parte della rassegna “Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto. La forma e il simbolo” curata da due docenti dell'Ateneo veneziano
Appuntamento imperdibile per gli appassionati d'arte contemporanea, l'esposizione “Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto. La forma e il simbolo” che Ca' Foscari, fino all'8 settembre, dedicherà a una delle pagine più interessanti, e meno note, della storia dell’arte mondiale del Novecento. Saranno presenti, tra gli altri anche quattro Kandinskyj mai visti in Occidente, un privilegio che è stato riservato solo in questa occasione. Curatori della mostra Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, docenti dell’Ateneo veneziano, i quali hanno sottolineato come "finora si sia pensato alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una declinazione periferica e marginale della grande svolta operata nelle capitali russe dal 1898 al 1922 da una straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko ecc.). Ciò che invece qui si osserva è la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis” affascinante e unica (con importanti opere in mostra di Volkov, Karachan, Kašina, Korovaj, Tansykbaev, Usto Mumin). Un risultato straordinario, che è stato possibile ottenere solo affiancando la raccolta del Museo Statale delle Arti dell’Uzbekistan di Tashkent (dove già all’inizio degli anni ’20 erano presenti importanti capolavori dell’Avanguardia russa, con quella di Nukus: da una parte l’anticipata ricezione di una matrice di grande modernità, che riprende e diffonde anche tutte le esperienze dell’Europa occidentale, dall’altra la sua trasformazione in un linguaggio totalmente originale, multietnico e interdisciplinare". Riccardo Musacco
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