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Beccati 12 evasori fiscali nell'Alto Vicentino: indagini e sequestri preventivi per 420mila euro

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La Guardia di finanza di Vicenza ha eseguito nei giorni scorsi sequestri preventivi di beni per 420mila euro nei confronti di 5 società vicentine e di otto persone titolari delle stesse società.

Le indagini, condotte dalle Fiamme gialle della Tenenza di Schio, avevano tratto origine, nel 2019, dall’avvio di un controllo fiscale nei confronti di una S.r.l. con sede legale ed operativa a Marano Vicentino (Vicenza), attiva nel settore delle lavorazioni edili, evasore totale ai fini delle imposte dirette per tutti i periodi d’imposta dal 2015 e formalmente rappresentata da un soggetto irreperibile di nazionalità tunisina.

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UN BEL CREDITO DI IVA FITTIZIO

L’attività di polizia economico-finanziaria aveva permesso di ricostruire un preciso modus operandi fraudolento: l’impresa, oltre ad emettere fatture per operazioni inesistenti per circa 900mila euro, assoggettate all’inversione contabile (in quanto presunti subappalti nel settore edile), aveva a sua volta sistematicamente utilizzato documenti fittizi con I.V.A. esposta (circa 400.000 euro più I.V.A. per 90.000 euro), conseguendo pertanto un notevole credito I.V.A. per tutti gli anni d’imposta dal 2015 al 2018.

Dall’esame dei conti correnti, non era stato rilevato alcun pagamento relativo a tali presunte operazioni commerciali attive e passive, dichiaratamente avvenute in contanti anche per decine di migliaia di euro, dunque ben al di sopra della soglia di circolazione del denaro contante.

L’ingente credito I.V.A. conseguito era stato comunque regolarmente utilizzato per compensare le ritenute I.R.Pe.F., nonché i contributi I.N.P.S. e I.N.A.I.L. relativi a numerose posizioni lavorative inquadrate nell’impresa edile, al fine di evitare l’accumulo di debiti previdenziali e assistenziali.

L’intero meccanismo si è retto, dunque, sull’emissione di documenti commerciali soggetti a “reverse charge”, in assenza, tuttavia, dei presupposti normativamente previsti: difatti, in nessun caso è stato debitamente esibito un contratto di sub-appalto edile, ed alcuni clienti erano persino operanti in settori economici completamente estranei da quello delle costruzioni, come al esempio il commercio ittico all’ingrosso.

In altre parole, la frode fiscale commessa dall’indagato è stata strumentale a “sterilizzare” l’assunzione di manovali edili ed impiegati amministrativi al soldo della società.

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INDAGATE 12 PERSONE PER FRODE FISCALE

Complessivamente, sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Vicenza 12 persone fisiche, coinvolte a vario titolo, per dichiarazione fraudolenta, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di scritture contabili.

 

L'ORDINE DI SEQUESTRO DA PARTE DEL GIP

Il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza, accogliendo la richiesta della Procura ha emesso un decreto di sequestro preventivo nei confronti delle cinque imprese vicentine (la società cartiera e le quattro utilizzatrici), nonché di otto persone fisiche (titolari di diritto o di fatto dei soggetti giuridici). In tutto sono stati sequestrati 421.005,92 euro, profitto illecito corrispondente alla sommatoria dell’I.V.A. indebitamente detratta dai beneficiari della frode, nonché del guadagno personale del principale indagato, imprenditore edile residente a Caltrano ma operante a Marano Vicentino.

Il provvedimento di sequestro preventivo ha permesso di sottoporre a vincolo reale i seguenti beni: 12 immobili (9 fabbricati insistenti nei comuni di Chiuppano, Caltrano e Monte di Malo, 1 fabbricato e 2 terreni ubicati in Canosa di Puglia), 4 partecipazioni in società di capitali, 8 autovetture, 1 motoveicolo e 11 conti correnti bancari.

 

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

Il principale indagato, imprenditore edile residente a Marano Vicentino, amministratore di fatto della società di comodo (nonché cognato del soggetto prestanome), al fine di proteggere il compendio immobiliare da aggressioni di natura patrimoniale, aveva intestato tutti i fabbricati siti in provincia a cinque figli minori (anche poco dopo la loro nascita) e alla coniuge; tuttavia, gli investigatori hanno ricostruito in maniera compiuta la disponibilità economica, nonché la totale riconducibilità, degli stessi immobili al dominus. Lo stesso dicasi per due delle quattro partecipazioni societarie sottoposte a sequestro, formalmente intestate al cognato (di nazionalità tunisina), irreperibile ed estraneo alla gestione dell’impresa immobiliare.

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