Federico Faggin cinquant'anni fa quando inventò il microprocessore negli Usa
Intanto Federico Faggin scrive un nuovo libro sulla coscienza
La pagina che "IL Vicenza" ha dedicato a Federico Faggin in occasione della doppia ricorrenza: compleanno e anniversario della sua scoperta
Per i suoi 80 anni, che ha compiuto il 1° dicembre, pubblicherà un libro del quale ha anticipato l’idea di fondo: “In genere si pensa che prima viene il cervello e solo in seguito la coscienza. Voglio dimostrare che è vero il contrario”. Un sfida interessante al pensiero contemporaneo. Del resto, alle sfide è abituato. Per Federico Faggin il 2021 rappresenta una doppia ricorrenza: non solo quella dei suoi 80 anni (dei quali 54 vissuti con la moglie Elvia Sardei) ma anche i 50 anni dell’invenzione del microprocessore, quel “chip” di silicio che ha cambiato il mondo. Per quell’invenzione il presidente Obama l’ha premiato nel 2009 con la Medaglia nazionale della tecnologia e l’innovazione, mentre Elettra Marconi gli consegnò il premio intitolato a suo padre Guglielmo. E proprio “Silicio” Faggin ha intitolato il suo libro che ha pubblicato nel 2018 e ha presentato due anni fa a Vicenza, il cui sottotitolo è eloquente: “Dalla scoperta del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza”.
Federico Faggin cinquant'anni fa quando inventò il microprocessore negli Usa
È una frase che segna la più recente direzione della riflessione che Faggin ha intrapreso, in quella che definisce la sua quarta vita. La prima è quella di Vicenza, la seconda è quella della Silicon Valley che lo portò all’invenzione del microprocessore, quando per la prima volta in un singolo chip conteneva la potenza di un intero calcolatore. La terza vita è quella dell’imprenditore di successo che è durata fino a dieci anni fa: del suo chip Zylog 80 non sa neanche quanti ne ha venduti, se 5 o 15 miliardi di pezzi. Sono gli anni in cui inventa il touch screen e il touch pad: quando strisciate il dito sul telefonino pensate a lui che ne è il padre. Steve Jobs aveva ben compreso la portata di questa invenzione: gli chiese di avere l’esclusiva, ma Faggin gli rispose di no. Poi la Apple ci arrivò da sola e creò lo smartphone che ha cambiato la vita del pianeta Terra. Pentito? “Neanche un po’. Se avessi ceduto il brevetto a Steve Jobs avrei chiuso il mercato. Così, invece, il mercato si aprì per tutti. La mia azienda quintuplicò il fatturato”.
Federico Faggin oggi, come appare sulla copertina del suo libro "Silicio" uscito tre anni fa
La quarta vita è quella della riflessione sulla scienza. Faggin ha chiuso con l’attività imprenditoriale, ha creato una fondazione e ha finanziato (con iniziali cinque milioni, dirottati alle università) la ricerca sul rapporto tra cervello e coscienza. La consapevolezza è la sua nuova frontiera. Parte da una considerazione di base: “Mi sono reso conto – ha spiegato – che il computer non può essere cosciente”. Così ha iniziato a guardare in un’altra direzione: “La coscienza è molto diversa da quello che pensiamo – ha spiegato – Personalmente, ho preso coscienza del mistero. E ho avuto un’esperienza mistica: mi sono sperimentato come il mondo che osserva il mondo. Mi sono visto da fuori”. Ma cos’è successo, Faggin ha gettato via tutte le sue vite, ha rinnegato tutto ciò che l’aveva reso ricco e famoso per seguire la new age? Assolutamente no. Risponde: “Il mio non è un atteggiamento anti-scientifico. La spiritualità è sperimentale: fa esperimenti dentro di noi come la scienza li fa all’esterno”. Cita Edmund Husserl: “La coscienza non è una cosa fra le cose, ma l’orizzonte che contiene ogni cosa”. Aggiunge: “Ci vorranno quarant’anni perché la scienza accetti quello che dico. Ma, per citare Burrhus Skinner, il problema non è se le macchine sappiano pensare, ma se gli uomini lo facciano”. (a.d.l.)
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