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Vicenza per la prima volta scompare dal Consiglio della Provincia. Molti devono riflettere, specie il Pd

Cristina Balbi invernale

Cristina Balbi, il pd non l'ha riconfermata in Provincia

Alla Provincia di Vicenza almeno il centrodestra ha presentato due candidati, il centrosinistra nessuno

Un'immagine della sala del Consiglio provinciale di Vicenza
Vicenza scompare dal Consiglio provinciale, ed è la prima volta nella storia. Naturalmente nessuno vuole sminuire la presenza e l’importanza del sindaco Rucco a palazzo Nievo, che dell’ente è non solo il presidente ma il dominus, come avrebbero detto i romani e come vuole l’attuale struttura dell’istituzione. Che speriamo sia cambiata, detto fra parentesi. Il problema è tutto politico e va colto nella mancata elezione di un rappresentante di Vicenza alle elezioni di sabato 18. Qualche problema ce l’ha il centrodestra, che su due candidati non ne ha eletto neanche uno: stanno a casa Leonardo De Marzo e Roberto Cattaneo. Si può addossare la responsabilità a un voto sbagliato per Cattaneo, e come si sa i voti in Provincia hanno un peso ponderale per cui anche un voto di Vicenza è decisivo in quanto pesa moltissimo. C’è chi parla di freddezza all’interno dell’alleanza di centrodestra, atteggiamento che è costato la mancata rielezione del giovane De Marzo, il quale aveva una delega non indifferente come quella al turismo. Proprio adesso, che Vicenza si candida a capitale italiana della cultura e, come ripetono Rucco e Siotto, questa non è una candidatura della sola città ma di tutta la provincia. Ci sarà sicuramente qualcun altro all’altezza. Il centrodestra, quindi, deve oliare meccanismi e magari effettuare una revisione di rapporti come fosse un tagliando dell’auto.

Il Pd s'è comportato come la canzone degli Squallor, mettendo in scena un suicidio politico

Cristina Balbi, il Pd non l'ha riconfermata in Provincia
Ma il vero problema di questa mancata rappresentanza di Vicenza sta molto nel centrosinistra, anzi sta tutto nel Pd, che ha portato a termine un suicidio politico neanche fosse la canzone degli Squallor, “Vacca”, in cui tutti i componenti di un band in concerto perdono la vita. Quella canzone era un paradosso comico, ma in questa vicenda della Provincia il Pd cittadino, che ha da poco riaffidato in modo bulgaro la responsabilità di vertice a Federico Formisano, non ha niente da ridere. Almeno il centrodestra ha portato due candidati. Non li ha eletti, ma li ha indicati. Il Pd non è riuscito a fare neanche questo. Ha bocciato, con una votazione del gruppo consiliare voluta dalla capogruppo Isabella Sala, la ricandidatura di Cristina Balbi, già assessore in Comune con Variati, attuale vicepresidente del consiglio comunale, che in Provincia nel settore dell’edilizia scolastica ha maturato competenza e s’è fatta apprezzare, come peraltro tutti i consiglieri del centrosinistra. A lei era stato preferito, in quella famosa votazione finita 4-2, Cristiano Spiller, la cui candidatura però alla fine s’è persa per strada. E così il centrosinistra di Vicenza non ha presentato nessuno per l’elezione del 18 dicembre. Va ricordato, e questo i tecnici lo sanno bene, che l'elezione di un candidato di centrosinistra di Vicenza era sicura, perché i voti c'erano. Dopo aver ingenerosamente bocciato Balbi (negare la ricandidatura dopo il primo mandato in politica significa che hai rubato o che sei un'incapace), la strategia è stata quella di appoggiare i diversi candidati del centrosinistra del contado, come si sarebbe detto ai tempi dei dorotei democristiani. Ne ha beneficiato prima di tutti Matteo Zennaro, salutato con molti (e meritati) applausi. Resta però il fatto che non si può caricare sulle sue giovani spalle di trentenne una responsabilità più pesante di quella che è giusto sopporti. E pensare che un tempo nella sala di palazzo Nievo c’erano personaggi di primo piano di Vicenza: vale solo la pena di ricordare Bartolomeo Garzia, che è stato presidente per tutti gli anni Settanta e a quell’incarico ha sacrificato molto del suo lavoro. C’era Giuseppina Dal Santo che nel 1993 creò la prima giunta di centrosinistra in Provincia, dopo la presidenza di Delio Giacometti naufragata nella bufera di tangentopoli. E proprio la sinistra dovrebbe ricordare che a palazzo Nievo negli anni Novanta sono stati assessori Andrea Pelosi e Gigi Poletto, ma su quei banchi s’è seduto anche un ex deputato come Antonio Zavagnin oppure Nicola Muraro. E, alla rinfusa, si possono ricordare altri vicentini illustrissimi arrivati in Provincia, come Renato Cevese e Neri Pozza, che poi preferì il Comune a quell’assemblea. Oppure sul versante della destra si può ricordare Edoardo Fanton, sì quello della Piarda che una volta era terreno suo. Ma l’elenco diventerebbe lunghissimo: andando a ritroso si possono ricordare i presidenti Renato Treu, Giorgio Oliva, Romolo Todescato e... chiudiamo qui l’elenco. È un’elezione che lascia un po’ d’amaro in bocca perché serpeggia in molti quella strana sensazione di una Vicenza che sta perdendo peso ovunque si guardi. Perfino la squadra di calcio è all’ultimo posto. Forse, ha suggerito un osservatore cinico, la città conta solo nei conti correnti. Tant’è vero che il gioco che una società genovese ha inventato su Vicenza l’ha battezzato “Schei”. Scelta infelice, perché dopo due banche fallite anche i conti correnti non sono più quelli di una volta. Per moltissimi, almeno. (a.d.l.)
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