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Moscatelli, presidente degli avvocati: "C'è un modello vicentino che ha migliorato la giustizia"

Alessandro Moscatelli

Moscatelli, presidente avvocati: "Il segreto è l'unità d'intenti tra tutti i soggetti"

Alessandro Moscatelli e la ministra Marta Cartabia durante la sua visita a Vicenza
C’è un “modello vicentino” per migliorare la giustizia. E oggi, rispetto a tempo fa, viviamo un autentico rinascimento. Parola di Alessandro Moscatelli, nato a Roma quasi cinquant’anni fa, ma vicentino dall’età di sei anni. L’avvocato Moscatelli ha una lunga esperienza nel campo dell’assistenza giudiziale alle persone, alle imprese private nonché agli enti pubblici. Dal 2019 è presidente degli avvocati di Vicenza. È un ordine, quello vicentino, che tra avvocati e praticanti avvocati raggiunge i duemila iscritti. La magistratura in questo periodo è sotto pressione, la sua credibilità forse è ai minimi storici: si avvertono anche a Vicenza gli effetti di questi scossoni nazionali? In altre parole, come sta la macchina che amministra la giustizia? “La magistratura oggi versa nella fase più critica della storia repubblicana. Questa non è una buona notizia per nessuno. Vanno fatte riflessioni profonde e radicali: quello del magistrato è uno dei lavori più difficili, richiede grande preparazione, equilibrio e poca ambizione, mentre la questione sollevata dal caso Palamara ha portato alla luce un quadro poco edificante. A Vicenza le eco nazionali si sono fatti sentire poco”. E la “macchina”? In che condizioni versa? “Per quanto riguarda l’organizzazione, negli ultimi otto anni il Tribunale di Vicenza e la Procura della Repubblica hanno fatto passi da gigante dal punto di vista organizzativo. Ricordo la situazione fatiscente del tribunale di contrà Santa Corona, la dislocazione degli altri uffici giudiziari in giro per le città, la mancanza di magistrati e una grave disorganizzazione. Oggi la situazione è oggettivamente migliorata. Ma la giustizia non è solo organizzazione”. C’è un modello vicentino e, se sì, perché s’è affermato? I risultati raggiunti sono stati il frutto di una sinergia ambientale unica: gli esponenti politici di tutti i partiti, i sindaci, le organizzazioni datoriali, le associazioni d’arma e di volontariato, gli avvocati ed i magistrati hanno remato tutti verso la stessa direzione. Da questo punto di vista possiamo parlare certamente di un “modello vicentino”.
La sede del tribunale di Vicenza
L’obiettivo della riforma Cartabia è snellire i processi che durano in media 7 anni e mezzo nel civile e oltre 5 nel penale: crede che ce la faremo a far ripartire questa macchina ingolfata senza premiare i furfanti? La ministra Cartabia ha fatto visita al nostro Consiglio quando è stata a Vicenza. Ci ha parlato di un nuovo inizio per la giustizia italiana. Non so dirle se tecnicamente quanto proposto sia la migliore delle riforme possibili. Ma posso affermare che rispetto a qualche mese fa pare di vivere un rinascimento. I furfanti? L’equilibrio tra garanzie, processo e condanne deve essere considerato leggendo la Costituzione: le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Tale principio certamente confligge con il populismo giudiziario degli ultimi anni, ma questo deve rimanere il faro del legislatore. Tra i peccati capitali dell’economia italiana, Carlo Cottarelli inserisce proprio la lentezza della nostra giustizia. Ed ecco il tema della produttività dei giudici: che cosa può fare la politica, e un ordine come il suo, per pretendere tempi più decorosi? “Il magistrato deve meditare, studiare e decidere con equilibrio. Spesso ci vuole tempo. La produttività è un criterio aziendalistico: il magistrato non lavora in una catena di montaggio, deve essere certamente tempestivo ma la sua decisione deve essere più possibile meditata. Più che di produttività parlerei di un indice di resistenza. Un indicatore potrebbe essere quello sulla percentuale d’impugnazione se collegato alla percentuale di revisione dei provvedimenti. Generalmente meno qualità delle decisioni corrisponde ad una maggiore probabilità d’impugnazione e ad una più alta percentuale di revisione; quanto più le decisioni del singolo magistrato resistono al vaglio delle impugnazioni tanto più i suoi provvedimenti sono meditati e completi. Se invece ci troviamo innanzi a magistrati che operano in settori - anche delicati - non avendone le capacità o le conoscenze, dovremmo pensare di assegnarli ad altri uffici”. Microcriminalità e sicurezza percepita: come stiamo a Vicenza? “Girando l’Italia ti rendi conto che Vicenza e la sua provincia sono dei territori sotto il controllo delle forze dell’ordine. Non possiamo più pensare di vivere in un mondo con le porte di casa sempre aperte. Tutto è migliorabile, ma non estremizzerei un tema che poi rischia di creare inutili tensioni sociali”.

Silvio Scacco

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