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Umberto Eco: "Vi spiego cos'è la creatività, che è fatta di arte combinatoria e di pazienza"

XXVI SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO TORINO

Umberto Eco: il professore avrebbe compiuto 90 anni il 5 gennaio scorso

 

Eco: "La creatività è la capacità di fare errori e anche l'arte di tenere quelli buoni"

Umberto Eco: il professore avrebbe compiuto 90 anni il 5 gennaio scorso
Per celebrare i 90 anni dalla nascita di Umberto Eco, pubblichiamo l'intervista realizzata da Antonio Di Lorenzo al professore a un convegno a Firenze nell'autunno del 2004 e pubblicata sul Giornale di Vicenza. Il convegno, organizzato dalla Fondazione Nobel di Stoccolma, era intitolato "Beautiful minds" ed era stato organizzato a margine di una mostra sui prmei Nobel allestita a palazzo Strozzi: riguardava i temi delle facoltà della mente e il rapporto con la creatività. Umberto Eco tenne la prolusione del convegno. Per inquadrare il dialogo, va ricordato che in quell'anno Internet, citata dal professore, era assai lontana da quello che è diventata adesso, ma era comunque una novità che attirava molti interessi.  - Professore, che cos’è la creatività? “Sicuramente non è quella che racconta Internet – questa la convinzione di Umberto Eco - Se lei cerca questa parola in un motore di ricerca ottiene 1 milione e 560 mila siti, la maggior parte dei quali spiegano che la creatività è la capacità commerciale di saper vendere un prodotto. No, la creatività non è far soldi”. - È la creatività artistica, allora? “Il sonetto di Michelangelo parla della “...mano che ubbidisce all’intelletto”, cioé l’artista porta alla luce qualcosa che è già insito nel marmo. Un concetto neoplatonico. Poi Picasso diceva che ogni atto di creazione è un atto di distruzione, ma non vuol dire niente. Anche i grandi possono dire sciocchezze. Se ne sono dette tante su questo argomento: la creatività è il jazz senza la musica, oppure che l’aeroplano è l’invenzione creativa. Ma se prende un vocabolario non andiamo meglio”. - Perché’ “Perché l’Oxford, per esempio, definisce la creatività come “abilità di creare”. Non vuol dire niente. Insomma, si prendono i più stupidi della famiglia e li si mandano a fare i dizionari”.
L'immagine del convegno e mostra sui premi Nobel svoltosi a Firenze: la foto raffigura Richard Feynman, nobel per la fisica e suonatore di bonghi, nonché prestidigitatore
- Creatività è più scoprire o inventare? “E’ una vexata quaestio. Se guardiamo ai seminari di scrittura creativa che vanno tanto di moda, Platone, Aristotele, Volta,  Einstein, Eisenberg dovrebbero valere meno di uno scrittore da marciapiede o di un pittore da strada. Ma anche loro hanno scritto qualcosa”. - I premi Nobel riflettono in gran parte il concetto di creatività nella scienza. Qual è questo rapporto? “Keplero ha avuto l’intuizione che le orbite dei pianeti fossero ellittiche e non circolari. Ha fatto i conti, è rimasto ad aspettare, e Marte è passato lì dove lui aveva previsto. Ha vinto lui. Ma non ha tratto dal nulla la sua intuizione, ha scelto la possibilità, tra le molte, che gli sembrava più fruttuosa. Anche se questo non significa che la creatività sia “vedere un albero e immaginare una foresta”, come pure è stato detto. Questa al massimo è l’idea della scrittura fictional”. - E allora che cosa serve per capire la creatività? “Wallace Stevens, poeta americano, ha scritto una poesia intitolata “Tredici modi di guardare un merlo”, ma forse serve di più Proust quando ricorda che il “viaggio è avere nuovi occhi”, oppure Pascal quando parla della pallacorda e spiega che la palla è uguale per tutti ma uno la tira meglio dell’altro. La creatività è una ars combinatoria di elementi preesistenti, ma procede anche per trials and errors, cioé per tentativi ed errori, per intuizione, per caso, e anche per pazienza, come diceva Flaubert. Come vede, una definizione combinatoria della creatività non limita le possibilità, ma le aumenta”. - Come si può definire il contenuto di novità della creatività, specie di quella scientifica? “Direi che le novità non solo devono essere inedite, ma devono anche reggere i tentativi di falsificazione industriale. O, se preferisce un’altra riflessione, la creatività è la capacità di fare errori e l’arte è quella di sapere quali tenere buoni. Ma non ci è ancora chiaro perché si scelga l’uno piuttosto che un altro”. - Quanto pesa l’ambiente nella creatività del singolo? “Non è essenziale. Prenda quel matematico che in Africa ha avuto la capacità di elaborare grandi teorie. Quando se ne sono accorti, l’hanno subito portato nelle grandi università americane, ma lui è nato lontano da lì”. - I premi Nobel sono il massimo riconoscimento culturale. Quanto pesa la cultura nella vita sociale e nella democrazia? “Molto. Basta che distinguiamo gli ambiti. Il criterio discriminante non è dare da leggere Platone a Hitler sperando che diventi più buono, ma darlo da leggere ai nostri figli sperando che nessuno di loro diventi Hitler. Questo è il nostro compito”.

Antonio Di Lorenzo

 
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