Un'immagine dell'ingegnere Nicola Amenduni, morto a 103 anni
Vicenza: Amenduni era a capo di un gruppo da 700 milioni di euro e 2400 dipendenti
Un'immagine dell'ingegnere Nicola Amenduni, morto a 103 anni
È morto Nicola Amenduni, al vertice del gruppo Valbruna, un colosso internazionale con circa 700 milioni di fatturato e 2400 dipendenti, con stabilimenti a Vicenza e Bolzano. L’ingegner Amenduni avrebbe compiuto 104 anni il prossimo 4 aprile: era nato a Bari nel 1918. Lascia la moglie Maria e cinque figli: Ernesto, Massimo, Michele, Maurizio e Antonella. Il sindaco Rucco ha dichiarato il lutto cittadino per la scomparsa dell'imprenditore. A cento anni andava ancora tutti i giorni in ufficio. E, quando l'ho presentato nel 2019 al Rotary club con Giuliano Campanella, lodando la sua fibra, mi corresse perché - raccontò - qualche volta si concedeva un pisolino al pomeriggio. Qualche volta. La sua vita, come ha ricordato in una bella pagina sul Sole 24 ore Paolo Bricco in occasione dei suoi cento anni, è lo specchio dell’imprenditoria italiana: “In Amenduni ci sono gli elementi costitutivi dell’imprenditore italiano, un enigma tra il destino individuale e la vicenda corale, fra la durezza dello stile e la ricerca del contatto con gli altri, fra l’attitudine al rischio di impresa e l’ancoraggio alla famiglia”. Inizia come industriale pugliese che produce macchine per l’olio e per il vino, prendendo il timone dell'azienda di famiglia, poi arriva a Vicenza con il matrimonio e prende in mano l’acciaieria del suocero, Ernesto Gresele, portandola ai livelli di oggi. Si capisce quindi perché Amenduni abbia raccontato la sua vita in un libro, scritto con Annalisa De Bernardin, intitolandolo: “Olio, acciaio e fantasia. I miei impetuosi cent’anni (o quasi) tra Bari e Vicenza”. Numerosi anche gli aneddoti relativi alla sua vita, a iniziare dal cinema, quando fondò la Meridional film e finanziò un film su Caravaggio con Amedeo Nazzari. Erano gli anni Quaranta, quelli in cui conobbe anche Orson Welles e Alida Valli. E, a proposito di grandi personaggi, don Nicola, come tutti lo chiamavano a Vicenza, conobbe anche Enrico Mattei. Anzi fu lui a riconoscerlo. “Ero a San Donato e dovevo incontrare alcuni funzionari dell’Eni. Si avvicina un uomo in impermeabile bianco e mi fa: “E tu che ci fai qui?”. Rispondo: “Scusi, ma lei chi è?”. E lui di rimando: “Ma davvero non mi riconosci?”. Era Enrico Mattei, che avevo ben conosciuto a Bari quando lavorava alla marmeria Fiore e veniva spesso da me, alla Michele Amenduni & c. ,a farsi dare dei pezzi di ricambio, talvolta anche a credito”.
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