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Vicenza, il Pd su palazzo Thiene: "Il sindaco chieda ai suoi amici in Regione di acquistare le collezioni"

palazzo Thiene quadri

Un'immagine dell'interno di palazzo Thiene con i quadri della mostra di Jacopo Bassano

Per le collezioni di palazzo Thiene l'asta è andata deserta e il Comune ha chiesto al ministero di comprarle

quadri a palazzo Thiene in riordino Dipinti di varie epoche appoggiati alle pareti in una sala espositiva di palazzo Thiene
Su palazzo Thiene l’asta lanciata da Lca, che s’è aperta il 21 gennaio e chiusa a fine febbraio, non ha dato esito per Vicenza. Le collezioni contenute nel palazzo palladiano, valutate 14 milioni di euro, non interessano a nessuno. Il motivo è intuibile: il vincolo pertinenziale, come si dice in gergo tecnico, che lega i pezzi artistici (quadri, ceramiche, stampe, monete…) a palazzo Thiene e impedisce ai proprietari attuali e futuri di portarsele via, smorza ogni entusiasmo dei possibili acquirenti. È vero che c’è un giudizio al Consiglio di Stato, promosso da Lca per abolire questo vincolo, dove il Comune e il ministero sono parti resistenti avendo già vinto in primo grado, ma tutto è aleatorio e rimandato a chissà quando. Insomma, i quadri e gli altri pezzi restano dove sono.

Il Comune non ha soldi per quadri, monete, stampe e ceramiche dopo aver speso tutto per acquistare l'edificio

Un'immagine dell'interno di palazzo Thiene con i quadri della mostra di Jacopo Bassano
Va ricordato che a palazzo Thiene il Comune è proprietario dei muri ma non delle collezioni, che restano di Lca. E che può legittimamente, in teoria, vendere a chicchessia. Il Comune ha rinunciato a partecipare all’asta: troppo oneroso anche solo pensare di entrare in lizza per acquistare una parte dei tesori. Il Comune ha già speso abbastanza per acquistare l’immobile (3.4 milioni di euro) e non ha fondi per gettarsi nell’avventura artistica. L’idea di tirare in ballo la Fondazione Roi s’è arenata. Così il sindaco Rucco ha inviato una lettera al ministro Franceschini per chiedere che lo Stato entri in gioco e sborsi i quattrini, esercitando il diritto di prelazione. Finora da Roma non è arrivata alcuna risposta.

La proposta-provocazione di Formisano e Isabella Sala: "Non c'è solo il ministero, anche la Regione ha la prelazione sulle opere d'arte"

Un soffitto di palazzo Thiene con raffigurato l'angelo che era diventato il simbolo della Banca Popolare
“E perché non chiedete alla Regione?”. È la proposta-provocazione del Pd, che dirama una nota a firma del segretario cittadino Federico Formisano e della capogruppo in Consiglio comunale Isabella Sala. L’operazione rilancia la palla nel campo del centrodestra, dato che il ministro Franceschini è del Pd, e punta a scompigliare gli avversari, piantando un cuneo nella maggioranza che governa Vicenza e Venezia. “Abbiamo condiviso l’acquisto di Palazzo Thiene – spiegano nella nota i due esponenti Pd – perché era un’operazione importante e dal forte valore simbolico". "Fin dall’inizio però ci siamo posti il problema della gestione e abbiamo più volte proposto di affidarla ad enti terzi o a una fondazione di cui il comune doveva essere promotore, per poter valorizzare al massimo il bene e offrire una proposta culturale diversa e all'altezza di una Capitale della cultura". “L'amministrazione invece è stata sorda, cieca e arrogante, - prosegue la nota puntuta dei democratici – e ora si trova nell’imbarazzante situazione di gestire un palazzo di cui non sono chiare destinazione e funzioni e che rischia di perdere le opere importanti che ospita: le collezioni potrebbero essere alienate e il vincolo pertinenziale delle stesse potrebbe essere cancellato con un colpo di spugna da una sentenza”.
Federico Formisano, segretario cittadino del Pd
“Il sindaco così, dopo mesi di immobilismo, chiede aiuto al ministero della Cultura senza però essere in grado di proporre una proposta culturale per palazzo Thiene che giustifichi un tale intervento statale, mentre non coinvolge la Regione, che delle opere che hanno una valenza regionale e veneta (molto più che nazionale),  avrebbe titolo per la prelazione, tralasciando così di puntare su quell’identità veneta di cui spesso si parla a sproposito”.
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