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04.03.2022 - 19:49
Al centro aiuti per l’Ucraina di San Giuseppe arriva un’auto ogni due minuti. Scendono uomini ma soprattutto molte donne: mamme con i bambini, nonne con i nipoti. Tutti sono carichi di pacchi che depositano al banco di accoglienza nel piazzale del patronato. I piccoli seguono mamme e nonne con scatoloni quasi più grandi di loro. Il flusso è continuo, la generosità dei vicentini non conosce limiti. Tant’è che l’area di deposito, organizzata autonomamente dalla comunità greco cattolica, è raddoppiata: ne è stata aperta una seconda destinata solo a raccogliere indumenti. Ne sono arrivati talmente tanti che l’organizzazione ha messo un cartello all’ingresso spiegando che non ne accetta più: “Non è scortesia, ma non sappiamo più dove metterli. È tutto pieno: il cortile, le stanze del patronato, il capannone al mercato qui davanti”.
Bohdan Patynskyy uno dei coordinatori al centro di San Giuseppe
Jacopo Brunati, pizzaiolo nella vita professionale: adesso coordina l'accoglienza dei profughi
Anche i bambini si impegnano a confezionare i pacchi che saranno caricati sui camion
I profughi trovano accoglienza non solo da amici e parenti ma anche in moltissime case di vicentini: “È venuto un uomo che ospita già otto profughi a casa – spiegano Brunati e Patynskyy – ma ci ha detto che ha ancora spazio per altri. Moltissimi vengono qui a dare la loro disponibilità e noi registriamo i loro nomi”. Sul fronte degli aiuti, a San Giuseppe confermano che restano due le priorità: medicinali, specie quelli per guarire le ferite, e prodotti per bambini. Che sono sempre le vittime più innocenti di ogni guerra.Edizione
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