Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Vicenza, quando Silvano Girotto, "Frate mitra", lavorava per la Maltauro come elettricista

silvano girotto a quei tempi

Silvano Girotto negli anni Settanta

Era il 1978 e Adone Maltauro da Vicenza licenziò Girotto in Arabia perché temeva di essere coinvolto nelle vendette delle Br contro di lui

Un'immagine recente di Silvano Girotto, "frate mitra" che nell'ultima parte della sua vita era impegnato in Etiopia in missioni umanitarie
C’è un periodo vicentino nella vita di Silvano Girotto, conosciuto negli anni Settanta come “frate mitra”, morto ieri a 83 anni a causa di un male incurabile. Girotto, torinese, consentì la cattura dei capi Br Curcio e Franceschini dopo essersi infiltrato nella Brigate Rosse. Ex legionario, guerrigliero in America Latina ed ex frate francescano (da cui il soprannome) collaborò con i carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa contribuendo alla cattura dei vertici delle Brigate Rosse, ai quali si avvicinò durante gli anni di piombo fingendosi interessato al progetto dell'organizzazione terroristica. Il legame vicentino di Girotto riguarda il periodo, attorno al 1978, in cui lavorò per la vicentina “Maltauro” come elettricista in un cantiere dell’Arabia. Conosciuta la sua identità, fu Adone Maltauro stesso a pregarlo di lasciare l’azienda, probabilmente impaurito delle vendette della Br che avrebbero potuto raggiungerlo e coinvolgere anche lui. Questa vicenda è stata raccontata dallo stesso Girotto ventidue anni fa, di fronte alla Commissione parlamentare sul terrorismo, presieduta da Giovanni Pellegrino. Parla Girotto che spiega la sua decisione di andare a testimoniare nel 1978 al processo contro le Br. Ecco il passaggio del verbale agli atti parlamentari. “Dopo mi presentai - parliamo del 1978 - spontaneamente a testimoniare contro le Brigate rosse nel processo di Torino, quel processo in cui non si trovavano giurati, in cui nessuno…”
Silvano Girotto negli anni Settanta
PRESIDENTE. Lei si presentò spontaneamente o fu mandato a chiamare dalla magistratura? GIROTTO. Mi presentai spontaneamente. In quel periodo ero all’estero perché lavoravo in un cantiere negli Emirati Arabi; ero stato licenziato in tronco. Al momento del processo ai capi storici delle Brigate rosse mi trovavo a Parigi; precedentemente avevo lavorato come elettricista presso la ditta "Costruzioni Maltauro" di Vicenza che stava costruendo un ospedale ad Abu Dabi, nel Golfo Persico. Ricordo che il settimanale "L’Espresso", sull’onda dello scalpore suscitato dal "sequestro Moro" pubblicò la notizia secondo la quale Curcio era stato arrestato per opera di Silvano Girotto che in quel momento – non so come facessero a saperlo – si trovava "tra le sabbie d’Arabia protetto da una ditta che lavora per la NATO". Questo vi fa capire che cosa sia spesso il giornalismo! Evidentemente dissero che si trattava di una ditta che lavorava per la NATO perché era di Vicenza e in questa città lavorano per la NATO anche le pizzerie! In realtà la "Costruzioni Maltauro" è un’enorme società di costruzioni; va bene, può darsi anche che lavorasse per la NATO, tuttavia questo modo di presentare la faccenda sottolineava ancora una volta che si era in presenza dell’ennesimo complotto quando invece io ero là e che lavoravo duramente. PRESIDENTE. A quel punto che cosa accadde? GIROTTO. Accadde che fui licenziato in tronco. Infatti, venni chiamato dal dottor Pesarini, responsabile del cantiere, che mi disse che ero il migliore elettricista del cantiere, poi mi mostrò un telex che veniva da Vicenza in cui il signor Maltauro diceva che dovevo sparire: "fai eclissare l’elettricista", queste erano le testuali parole. Evidentemente lui si vedeva già gambizzato rapito e massacrato dalle Brigate rosse”.
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione