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La Vicenza di ieri: la disinvolta francesina che abitava in centro faceva sognare i ragazzini

Piazza delle Poste vecchia

Un'immagine degli anni Settanta di piazza delle Poste prima che fosse realizzata la fontana di Quagliato: al suo posto c'erano i bagni pubblici

Siamo nella Vicenza degli anni Cinquanta e la zona era quella delle Poste e di contrà Muschieria

In un ricostruzione recente, così i vicentini degli anni Cinquanta ricordano la ragazzina francese che si affacciava al balcone in contrà Muschieria
Nei primi giorni di una frizzante primavera, a creare fermento tra gli adolescenti di metà anni Cinquanta del centro, fu la notizia dell’arrivo di una ragazza dalla Francia. La sua famiglia era venuta ad abitare l’appartamento al primo piano all’angolo tra contrà Muscheria e Frasche del Gambero. La comparsa della “francesina” si divulgò per le contrade mediante il passa parola e in particolare coinvolse tutti quei ragazzi che avevano come punto d’incontro le ringhiere dei bagni pubblici interrati di piazza delle Poste sostituiti in tempi recenti dalla “fontana dei bimbi” con sculture di Nereo Quagliato. Il luogo era strategico perché ubicato proprio di fronte al poggiolo dove spesso si affacciava la “francesina”. Per i giovani c’era un bel da fare per prevedere abitudini e tempi della ragazzina al fine di essere presenti quando usciva sul terrazzino a concedere qualche parola, ma, soprattutto, a mostrare, disinvoltamente, due magnifiche gambe ai sottostanti. Il momento era topico perché ognuno era convinto di essere lui il Romeo. Molti erano certi di aver visto anche quello che non si vedeva, frutto soltanto di una fervida immaginazione.
Enrico Rossi, già comandante della polizia locale a Vicenza, è l'autore di questo articolo
Di fatto, il suo parlare con la erre arrotolata e il fare disinvolto di una ragazza con due occhi scintillanti in uno splendido viso maliziosamente sorridente aveva affascinato tutti, e tutti erano innamorati della “francesina”. In qualsiasi occasione d’incontro, in canonica, al gioco del pallone, prima e dopo la scuola, al cinema domenicale non si parlava d’altro e la domanda ricorrente era: hai visto la “francesina”? e le risposte erano: l’ho vista parlare con Italo, io l’ho vista con Franco. Mi ha fatto vedere le gambe e ho visto anche le mutandine. Beato te! Già, perché in quegli anni alle nostre coetanee, che senza alcun dubbio erano carine altrettanto, non era permesso uscire da sole e dovevano indossare i calzettoni bianchi e gonne al di sotto delle ginocchia; non era permesso il trucco, né vestiti scollacciati. Immaginiamoci se le giovinette potevano fare conversazione con dei ragazzi sporgendosi dal poggiolo con ringhiera a vista. Tutt’al più alla domenica era concesso loro qualche “sgarro” e cioè agghindarsi con vestitini più aderenti ma pur sempre accompagnate dai genitori o dal fratello o sorella maggiore. Per noi maschietti invece c’era grande libertà ed ecco che i più emancipati e intraprendenti organizzavano festini domenicali in abitazioni private dove qualche genitore, di larghe vedute, riteneva, con queste concessioni, di poter mantenere sotto controllo la situazione promiscua dei giovani adolescenti.
Un'immagine degli anni Settanta di piazza delle Poste prima che fosse realizzata la fontana di Quagliato: al suo posto c'era negozio di fruttivendolo e sottoterra i bagni pubblici
Il festino era un’occasione per i primi incontri e tutto veniva preparato nei minimi particolari. C’era chi procurava il giradischi “Lesa”, con la puntina a chiodo, che bisognava calare delicatamente sul disco di vinile al fine di non strisciarlo; c’era chi acquistava, dopo una colletta tra i partecipanti, il “vermut”, le pastine e i biscotti e anche l’omaggio floreale per la padrona di casa. Le ragazze si accomodavano sulle sedie ai bordi della stanza, mentre il tavolo veniva spostato a lato per far posto alle danze. I ragazzi a crocchio sbirciavano le ragazze per stabilire le priorità di scelta senza capire che essi stessi erano già stati scelti: Giovanni prova con Rosetta, Renzo ha già adocchiato Maria, Italo sa già che Gabry è sua e così via. C’era sempre qualcuno che non si accoppiava, sia per esubero, sia per timidezza e allora quest’ultimo fungeva da disk jokey assaporando la sigaretta Giubek con filtro, la cicca della domenica. Ad un certo punto tra un ballo e l’altro si preparavano i lenti, e allora si spegnevano le luci e mentre si vedevano soltanto le braci delle sigarette accese si stringeva forte la compagna e poteva scapparci un primo bacio…. Ma sul più bello si riaccendevano le luci perché il “palo” s’era accorto dell’arrivo dei genitori allarmati dall’oscurità. Subito dopo si scatenava il rock and roll o l’hully gully. Un altro tentativo a luci spente sarebbe stato fatto più tardi. Momenti magici e rituali della domenica che erano oggetto di rivisitazioni immaginarie in ognuno di noi nonché di anelanti propositi per la prossima domenica. A casa di Mariella, in corso Fogazzaro, quella domenica si sarebbe svolto un bel festino. Erano sempre fantastici i festini a casa di Mariella perché aveva una grande stanza e, soprattutto, i genitori quasi sempre assenti, almeno nel primo pomeriggio. C’eravamo tutti, mancava soltanto Italo. La festa era bella che incominciata quando ecco comparire Italo con la “francesina”. Eravamo ammutoliti e gli sguardi anche delle ragazze erano concentrati sulla bellezza d’oltralpe. Era stupenda e raggiante con il suo sorriso. Il suo vestitino a gonna corta era nulla al confronto delle calze color carne con riga che fasciavano due meravigliose gambe. Tutti i ragazzi facevano a gara per poter parlare con lei mentre le altre ragazze si sentivano escluse e relegate a far da tappezzeria. Poi, il primo ballo e Italo l’avvolge tra le sue braccia. Non c’era nessuna speranza per gli altri. Dopo poco Italo e la “francesina” se ne vanno. È stata un’apparizione fugace come fulmine a ciel sereno. La Francesina non è più di tutti: ha tradito tutti. Passano i giorni e nell’ultima settimana di un autunno rosso e giallo più che mai, in una serata con tramonto di fuoco si sparge la voce che la “francesina” se n’era ritornata in Francia. Infatti da alcuni giorni i balconi al primo piano dell’appartamento all’angolo di Frasche del Gambero e via Muschieria sono chiusi. I ragazzi seduti sulla ringhiera dei bagni pubblici chiacchierano aspettando invano l’affacciarsi della “francesina”. Neppure dieci mesi era durato l’incanto, ora tutto era finito nell’oblio. A distanza di oltre cinquant’anni qualcuno di noi chiede: “Ti ricordi della francesina?” Molti annuiscono, altri guardano con occhi spenti nel vuoto, altri ancora sussurrano “Che bella quella ragazza”. Si visualizza un ricordo d’altri tempi, forse un sogno, un’infatuazione di giovani cuori, di certo una piacevole rimembranza sfumata dal tempo.

Enrico Rossi

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