La "chiamata di marzo", tradizionale festa di Recoaro
Nel calendario della Serenissima, infatti, l'anno iniziava con il 1° di marzo
Tanti auguri ai veneti, che oggi celebrano il loro Capodanno. Secondo il calendario della Serenissima Repubblica, infatti, l’anno iniziava con il 1° di marzo. Si tratta di un uso molto antico, del quale anche oggi possiamo scorgere un’eredità nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre che in passato erano effettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese dell’anno. Era un problema per i documenti ufficiali, perché se per l’Italia il 15 gennaio 1750 era effettivamente quel giorno, a Venezia in realtà era ancora l’anno precedente, il 1749, visto che l’anno sarebbe iniziato solo a marzo. Così gli studiosi iniziarono a usare la formula “more veneto” da aggiungere a quelle date che si sarebbero prestate a una confusione di anni. Nella foto qui sopra, un'immagine della "chiamata di marzo" a Recoaro in costumi tradizionali.
Le feste di "ciamar marso" o di cacciare "fora febraro" si riallacciano a questa data vista come inizio della primavera
Un altro indizio dell’antico calendario che è giunto fino a noi riguarda le feste popolari che si riannodano alla tradizione di “ciamar Marso”, o “bruza marso” o anche all’invito a cacciar “fora febraro”. Mandar via febbraio, cioè l’inverno e chiamare marzo, cioè la primavera, stagione della rinascita della terra e più in generale della natura, che si collocava appunto all’inizio di marzo. E mai come in questi giorni di temperature miti l’arrivo della primavera sembra prossimo. Celebre nel Vicentino è la “chiamata di marzo” che si svolge a Recoaro Terme, ma ci sono altre cerimonie di significato simile nel Veneto: sull’altopiano di Asiago, per esempio, è ancora viva la cerimonia di “Schella Marzo” nel linguaggio cimbro. Un riflesso di antiche tradizioni popolari si può ancora trovare nel Valdagnese dove nei paesi ragazzi e bambini in questi giorni cercano di impaurire gli spiriti dell’inverno battendo le pentole e i coperchi, oppure girando con lattine attaccate alle biciclette. I più esperti si cimentano con la piccola chimica, facendo rumore con con gli “sciòchi de carburo” sempre con l’obiettivo di scacciare l’inverno e i suoi spiriti. (Antonio Di Lorenzo)
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