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Buon giorno del "pi greco" a tutti, il numero che apre un universo di sorprese

pi greco quadrato

Il "pi greco" è il numero che contiene tutti gli altri. Calvino gli ha dedicato un racconto e c'è una poesia che lo dipinge come più forte dell'eternità

Buon giorno del pi greco a tutti! Dal 1988 il 14 marzo si celebra questa giornata dedicata al "pi greco", perché in inglese la data di oggi si legge 3.141 con il mese anteposto alla data. Il "pi greco", eccolo in simbolo Π, è naturalmente il rapporto tra la circonferenza e il diametro del cerchio, mai esatto fino in fondo. Lo sanno tutti. Per questa sua caratteristica il "pi greco" è definito un numero irrazionale: è, cioé, un numero decimale che non può essere scritto sotto forma di frazione. È una costante matematica, così l’hanno battezzato gli specialisti, ma soprattutto è un numero infinito che contiene tutti gli altri. E questo apre la mente all’universo o anche a un multiverso. Italo Calvino ha dedicato un racconto al pi greco, immaginandolo all'inizio del tempo, mentre la poetessa polacca Wislawa Szymborska gli ha dedicato una poesia, immaginando che superi anche l'eternità. Ditemi se non è un orizzonte affascinante.

Pochi ci pensano, ma i numeri "irrazionali" in realtà raccontano il destino dell'uomo: è come scoprire il mondo di Alice

E se volete addentrarvi ancora di più, anche se non molto, diciamo il tempo di leggere queste righe, ai numeri irrazionali, vi accorgerete che è come finire dentro lo specchio di Alice e approdare nei misteri di Wonderland, ricchi di non senso. Non a caso Lewis Carroll, l'autore di Alice, era un matematico. E allora lasciate un attino da parte il "pi greco" e puntate gli occhi e i neuroni sul Ψ, il "phi" in greco, un altro numero irrazionale, che stavolta indica la sezione aurea: 1,618 e anche qui avanti con i decimali. Nella foto, Lewis Carrol e l'Alice di Walt Disney. In fondo, si potrebbe dire, tra il “pi greco” e il “phi” c’è solo un’acca in più. Ma quanto vale quell’acca! Perché il “phi” racconta un altro universo. La sezione aurea, infatti, è quel rapporto su cui si fonda l’armonia, la proporzione: il Partenone di Atene o la spirale di una conchiglia obbediscono alla stessa legge. Impossibile non restare incantati davanti all'uno o all'altra per ammirare l'ansia di perfezione e armonia che esprimono.

La "sequenza di Fibonacci" vive da 800 anni, non solo nel "Codice da Vinci". E si basa su un altro numero irrazionale, la "sezione aurea" che è la legge dell'armonia nel mondo

E pure la sequenza di Fibonacci, che molti hanno conosciuto per “Il codice da Vinci” di Dan Brown è basata sul “phi”. Come si ricorderà, Leonardo Pisano (filius Bonacci, da cui il cognome), matematico vissuto nel XIII secolo, aveva il problema di sapere come si sarebbe moltiplicata una coppia di conigli. E al termine del suo ragionamento snocciolò la sua serie diventata celebre. Ricordate come funziona? A parte i primi due numeri, che sono 0 e 1, ogni numero della sequenza è la somma degli altri due che lo precedono. E il rapporto tra un numero e il suo antecedente è - guarda caso - la sezione aurea, un rapporto sempre più vicino alla perfezione man mano che si sale nella lista, naturalmente senza mai arrivarci. Nella foto, ecco come è stato ricordato Fibonacci in un francobollo.

Senza un matematico padovano, Gregorio Ricci Curbastro, Einstein non avrebbe mai potuto scrivere la sua celebre "teoria della relatività"

Evidentemente i numeri irrazionali nascondono o raccontano il destino dell'uomo, il suo presente e il suo futuro. Ecco perché il giorno del "pi greco" è solo un modo per ricordare che la matematica, croce per moltissimi studenti, è in realtà una disciplina importante, è un linguaggio che aiuta a trasformare il mondo, a conoscere noi stessi e anche a migliorarci. Si potrebbe ricordare come esempio quello di Albert Einstein e la sua teoria della relatività. Ci arriveremo tra poco. Ma prima, tanto per ribadire il significato scientifico ma anche metafisico dei numeri, va ricordato che l’uomo ha iniziato a contare prima di sapere cosa fossero i numeri: lo provano alcune scoperte archeologiche. Lo ricorda Focus in un articolo facilmente rintracciabile su Internet: la prima scoperta è quella di un osso di lupo con 55 intaccature a distanza regolare (risalente a trentamila anni prima di Cristo) e poi un osso di babbuino, conosciuto come osso d'Ishango (circa 20.000 a.C.), anch'esso con serie di tacche disposte in vari raggruppamenti. Insomma, a dare retta all'archeologia, l’uomo ha avuto dimestichezza con il conto decine di millenni prima dell’invenzione della ruota (circa 7.000 anni fa) o all'utilizzo dei metalli (quinto millennio avanti Cristo). Nella foto, Albert Einstein. E il buon vecchio Einstein? Al di là dei suoi meriti per la fisica, va ricordato che se non ci fosse stato un bizzarro e acuto matematico padovano, la teoria della relatività non sarebbe mai nata, né il premio Nobel gli sarebbe stato conferito. Einstein, infatti, aveva elaborato la sua teoria già ai tempi in cui lavorava all’ufficio brevetti in Svizzera. Ma gli mancava un linguaggio matematico che riuscisse a illustrare quello che lui aveva in mente. Ci fu chi gli ricordò che a Padova il professor Gregorio Ricci Curbastro, docente all'università, aveva creato il “calcolo differenziale assoluto” che era talmente raffinato e inutile da giacere nel cassetto della sua cattedra. E lì sarebbe rimasto per altri decenni se qualcuno non avesse avvisato Albert Einstein che quel linguaggio era ciò che gli serviva per elaborare la sua teoria. Aveva visto giusto. Einstein fu talmente riconoscente a Ricci Curbastro che nel gennaio 1921, durante il suo viaggio in Italia, prima di ritirare in Svezia in Nobel, fece tappa a Padova solo per conoscere e ringraziare l’anziano professore. Nella foto, Gregorio Ricci Curbastro. I suoi discendenti in Franciacorta produccono degli ottimi vini, specie le bollicine.

E a un matematico vicentino si deve l'introduzione dell'informatica all'università: fu Faedo, che  inaugurò il primo corso quand'era rettore a Pisa nel 1969

A proposito di matematica, nel giorno del “pi greco” non si può non ricordare un grande matematico (non solo) vicentino del secolo scorso, vale a dire il professor Alessandro Faedo, nato a Chiampo (Vicenza) nel 1913 e morto a Pisa nel 2001. Fu studente della “Normale” di Pisa, quindi prese il posto in quella università del professore con cui s’era laureato e che era morto precocemente, Leonda Tonelli, anche lui un genio. La sua folgorante carriera lo porterà ad essere rettore a Pisa dal 1958 al 1972 e presidente della Conferenza dei rettori italiani tra il 1968 e il 1972. Ma fu anche presidente del Crn, perché era un uomo che guardava avanti. Tra i suoi molti meriti, infatti, c'è anche quello di essere stato il primo a istituire un corso di laurea in scienza dell’informazione a Pisa nel 1969. L’informatica, insomma, in Italia nasce con lui all’università. Faedo fu anche presidente dell’Accademia Olimpica e senatore per due legislature, dal 1976 al 1983, eletto nelle fila della Dc. Aveva una sorella, Franca, anche lei matematica, che era il terrore degli studenti del liceo “Pigafetta”. Nella foto, il professor Alessandro Faedo. E per concludere questo pezzo matematico nella giornata del “pi greco”, in omaggio ai fratelli Faedo, per chi vuole conoscere le prime centomila cifre del numero, diconsi centomila, può andare a contarle su questa pagina di wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Prime_100000_cifre_di_Pi_greco Questa serie che wikipedia ha deciso di pubblicare condensa i risultati di varie università che si sono cimentate a scavare il pozzo del numero che contiene tutti gli altri numeri. Se non credete che sia così, verificate in questo elenco che non c’è un gruppo di cifre uguale all’altro. E siamo solo a centomila decimali… Il "pi greco" arriva davvero oltre l'eternità. (a.d.l.)      
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