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Vicenza: vi racconto il Sud Sudan, il Paese del nuovo vescovo vicentino ferito in un agguato

Christian Carlassare

Padre Christian Carlassare, 43 anni, di Piovene, nuovo vescovo di Rumbek nel Sud Sudan dopo l'attentato che ha subito. E' il vescovo più giovane della Chiesa cattolica nel mondo

"Ci sono voluti dieci anni per trovare una mediazione tra le tribù locali e nominare un nuovo vescovo"

Vincenzo Riboni, medico, già primario per molti anni del Pronto Soccorso al san Bortolo di Vicenza, lavora per il Cuamm nel Sud Sudan, il Paese del nuovo vescovo vicentino
Vincenzo Riboni non fa caso alle sue 70 primavere, trenta delle quali vissute come primario del pronto soccorso di Vicenza. L’Africa la gira dal ’77: fresco di laurea in medicina, trascorre i due anni di servizio civile come obiettore di coscienza in Kenya con i Medici con l’Africa Cuamm. Dopo il Kenya, una cascata di altre mete ed esperienze: le principali? “Nel 1999 sono stato inviato in Albania dall’allora ministro Rosy Bindi per rimettere in piedi la sanità di alcune aree del Paese. Poi c’è stata la ricostruzione, nel 2001, dell’ospedale di zona nel nordovest del Kossovo, con un progetto affidato dal ministero degli esteri alla Regione Veneto, che ho seguito da gennaio a maggio in un territorio di guerra. Mi piace ricordare anche una bella parentesi in quegli anni in Guatemala, con i preti di san Gaetano”. E l’Africa? “Dopo il servizio civile sono ritornato ogni anno in Kenya per poi passare al Ciad dall’86 al ’90, e negli anni successivi in Angola e in Sierra Leone, al tempo in cui l’ebola ha mietuto oltre 5 mila morti, per riaprire un ospedale. Si trattava di permanenze fisicamente sempre molto impegnative, della durata di 2-3 mesi, che mettevo insieme sfruttando ferie, permessi e recupero straordinari”. Poi arriva il Sud Sudan: paese poverissimo e fragile. “È un paese allo stremo, politicamente indipendente da appena 10 anni, dove è tutto da costruire, dalle infrastrutture al senso di appartenenza di popolo attraverso una cultura, un sistema giudiziario, scolastico e sanitario. In vent’anni ha raddoppiato la popolazione, oggi di oltre 12 milioni. Ci sono arrivato ancora nel 2008, con un viaggio rocambolesco, e in questi anni (l’ultima permanenza l’ho conclusa appena tre mesi fa) mi sono occupato della ricostruzione di ospedali e di centri sanitari nelle zone dello Stato dei Laghi, in località come Yirol, Cueibet, Rumbeck e Lui. Situazioni estreme e delicate”.

"La situazione del Paese è aggrovigliata. Padre Carlassare è il volto di una chiesa che sa rispettare il mondo africano"

Padre Christian Carlassare, 43 anni, di Piovene, nuovo vescovo di Rumbek nel Sud Sudan dopo l'attentato che ha subito. E' il vescovo più giovane della Chiesa cattolica nel mondo
E proprio a Rumbek c’è un altro vicentino, ora celebre: il neo vescovo padre Christian Carlassare, 43 anni da Piovene. Il più giovane vescovo della Chiesa nel mondo. “Gli ho scritto e mi ha risposto che appena possibile ci incontreremo. Ho avuto modo di frequentare il suo predecessore, altro comboniano, il vescovo mons. Cesare Mazzolari, generoso e instancabile, morto 10 anni fa. Da allora non si era riusciti ad individuare un suo successore all’altezza della situazione così aggrovigliata, come molte a quella latitudine. Padre Carlassare rappresenta il volto di una Chiesa che sa dialogare e rispettare il mondo africano, che combatte l’approccio di conquista che hanno molti Stati industrializzati e molte sette che, attraverso la religione, puntano a manovrare le incerte strutture statali piegandole ai propri spregiudicati interessi. La testimonianza di molti laici, cattolici e anche protestanti in Sud Sudan sarà determinante per far crescere un popolo nuovo, libero da rancori e vendette tribali, ma soprattutto responsabilizzato verso la propria gente e il proprio futuro. In questo senso sono testimone di molti splendidi ambasciatori, in particolare di quelli più giovani come Attanasio, che hanno un atteggiamento di grande rispetto e di generosa attenzione per queste popolazioni». È cambiata dalle nostre parti, e come, la sensibilità verso questi temi da quando lei era neo laureato? “Sì e no. Si è affievolita nelle istituzioni e nel mondo economico e politico, la percezione della necessità di contribuire all’emancipazione di queste aree del continente africano. Non avverto più la consapevolezza che, come dice papa Francesco, non ci salviamo da soli dalla fame e dalle malattie. Trovo invece incoraggiante vedere e incontrare molti giovani sinceramente mossi da ideali di giustizia e di voglia di cooperare, attraverso progetti di formazione in Italia e all’estero”. Cosa prova quando vede tanti africani disperati girare per Vicenza? “Pietà. Mi verrebbe da consigliar loro di ritornare nei loro Paesi e di trovare là il loro posto, di prendere in mano la loro vita e il loro futuro nel loro paese. Le migrazioni ci saranno sempre, ma l’Africa deve mettere ordine da sola alle proprie contraddizioni. E l’Europa deve seriamente e finalmente smetterla di guardare all’Africa con intenti di rapina, rispettandone tempi e libertà”. Dottore, lei ha il mal d’Africa? «Se per mal d’Africa si intende un amore viscerale, inspiegabile, incalzante per questo meraviglioso continente, sì, sono malato d’Africa!» (Silvio Scacco)    
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