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Attualità
29.01.2025 - 15:30
Due mani che si sfiorano in un gesto iconico, evocando il celebre affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina, simboleggiano il desiderio di incontro dopo il difficile periodo della pandemia da Covid-19. Questa straordinaria rappresentazione caratterizza l'opera monumentale "Con-tatto" di Marco Martalar, realizzata per il Comune di Padova nel 2021. Nei giorni scorsi, l'opera è stata protagonista di un significativo "viaggio": i lavori di ampliamento della linea del tram Sir2, nell'area di Stanga, hanno reso necessario il trasferimento della scultura in legno.
L'opera è stata concepita impiegando materiale di recupero da alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, che ha colpito il Nord-Est tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre 2018. L'installazione, ideata in collaborazione con il Settore Verde, Parchi e Agricoltura Urbana del Comune di Padova e le associazioni Teatro Invisibile e Marga Pura, fa parte del più ampio progetto UrbArt.
Dal 2018 al 2021, questo progetto ha portato alla realizzazione di quindici opere artistiche in città, tutte realizzate a partire da ceppi di alberi. Sotto la direzione di Sara Celeghin, artista del legno e collaboratrice di Martalar, ciascuna mano di "Con-tatto", dotata di una struttura metallica interna, è stata attentamente imbragata, sollevata e trasferita nella zona della rotonda tra via Rismondo e il Ponte Unità d’Italia, dove sarà nuovamente assemblata e ricollocata. L'operazione ha richiesto la collaborazione delle imprese coinvolte nei lavori sulla linea tramviaria ed è stata particolarmente complessa, in quanto l'opera misura otto metri di lunghezza e due metri e mezzo di altezza, composta da tronchi e rami sovrapposti.
Il trasferimento sottolinea ulteriormente il carattere "mutevole" della scultura, realizzata con materiale organico soggetto all'usura del tempo e degli agenti atmosferici. Una risorsa che in passato ha già dimostrato la capacità di trasformarsi da rifiuto a elemento artistico, grazie al talento e alla maestria dell'artista originario dell'altopiano di Asiago. Nella sua nuova collocazione, l'opera di Martalar compie un ulteriore passo nel suo percorso di trasformazione, rimanendo comunque portatrice di un messaggio di rinnovato e incrollabile desiderio di contatto e vicinanza.
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