domenica, 28 Aprile 2024
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PD Adria: contrarietà per i nascenti comitati di quartiere e frazione

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PD Adria sui nascenti comitati dei paesi e dei quartieri: “Tanto fumo e poco arrosto: era questa l’idea della partecipazione civica?”

Il partito democratico di Adria nella Funzione del coordinamento per le frazioni ed il territorio esprime una netta contrarietà per i nascenti comitati di quartiere e di frazione. Quella che doveva essere una dei prime pietre della rivoluzione civica e arrivata soltanto dopo tre anni come una rivoluzione in sordina arrivata dopo che quella stessa maggioranza che aveva fatto della partecipazione e del dialogo un proprio cavallo di battaglia si è rivelata chiusa sempre più ad al confronto con la città e gli abitanti.

Comitati dunque arrivati dopo continui rinvii e indecisioni, abbiamo provato in più occasioni a dialogare con la maggioranza rispetto alle criticità e abbiamo sempre incontrato un muro di gomma; siamo contrari a questa impostazione dei comitati, non per partito preso ma per ragioni di principio e politiche: in primis al metodo decisionale con cui vengono scelte queste nuove Istituzioni, la decisione di eleggere per sorteggio i membri toglie qualsiasi velleità rappresentativa rispetto al territorio da parte di chi si candida, anzi lasciando aperta la possibilità che si candidino anche non residenti cosa gravissima e lasciata passare nel silenzio generale da parte dei civici, si lascia scegliere il tutto ad un sorteggio, senza una reale consapevolezza e autorevolezza da parte di chi si ritroverà a dover guidare questi nascenti comitati, come nei peggiori movimenti chi è presente decide e chi non c’è non ha alcuna voce in capitolo. E questo non può che essere negativo soprattutto alla luce del Cambiamento demografico e sociale delle frazioni diciamolo chiaramente dove molto spesso le stesse sono diventate o stanno diventando per ragioni economiche e lavorative dei paesi dormitorio.

Il legame sociale nei paesi e più sfibrato rispetto al passato per questo speravamo che la maggioranza adottasse il metodo della rappresentatività, perché chi fosse scelto avesse la consapevolezza, il peso e l’autorevolezza di essere un vero rappresentante di coloro che per ragioni di tempo, di lavoro non hanno possibilità di dedicarsi alla vita pubblica della propria frazione, paese o quartiere.

In questi anni abbiamo più volte cercato di sollecitare la maggioranza nel tornare indietro sui propri passi e abbiamo cercato di essere propositivi costruttivi rispetto a come dovessero essere istituiti questi nuovi comitati, La maggioranza civica ha deciso di andare avanti per la propria strada anche rispetto alle funzioni che i comitati avranno e cioè nel merito nessuna o quasi, avranno una timida funzione consultiva sulla base che la maggioranza di turno abbia o meno interesse a chiederla, non avranno nessuna struttura di sostegno amministrativo o tecnico da parte dell’amministrazione pubblica, nemmeno una sede, i presidenti ed il direttivo saranno completamente da soli nella mera gestione delle attività del comitati, loro, saranno completamente da soli senza alcun aiuto o sostegno, quanto potranno durare o quanto essere operativi per il territorio?

Non potranno avere nessuna voce in capitolo sulle scelte di bilancio dell’amministrazione O su come ripartire i fondi per la manutenzione e le infrastrutture. Inoltre, La metodologia utilizzata dall’ufficio tecnico preposto su indicazione dell’amministrazione ha dato origine ad un territorio vivisezionato in più parti e precisamente in 11 ambiti territoriali, fra cui il capoluogo ulteriormente diviso in altre 7 particelle (inizialmente erano 15) corrispondenti ad altrettanti quartieri cittadini.

Un’operazione “illogico”-matematica che, secondo l’amministrazione, faciliterà i rapporti tra cittadini ed istituzioni, come se la partecipazione democratica fosse il quoziente di una divisone territoriale minuziosa avvenuta sulla base delle caratteristiche geografiche della città e ai dati demografici ottenuto dall’ultimo censimento.

L’idea di Comunità che ne esce è quella che fa capo ad un Comune blindato in 17 (inizialmente 25) scompartimenti stagni come se la città fosse una scacchiera ed i cittadini vivessero dentro a perimetri circoscritti e ghettizzati. Un modello di pianificazione territoriale urbana lontano anni luce da quella visione futuristica della smart city, di città “intelligente” verso cui dovrebbe
tendere ogni amministrazione per mettere in relazione le infrastrutture cittadine con il suo capitale umano e sociale, utilizzando ed investendo in nuove tecnologie. Un modello macchinoso quello predisposto, vecchio, superato e addirittura ostacola lo sviluppo della rete di relazioni che genera nei cittadini una visione d’insieme della propria città ed il senso di appartenenza comunitario.

Basta raffrontare il nuovo regolamento con quello che l’ha preceduto per vedere come si siano fatti passi indietro nei metodi e nei modi di rappresentatività democratica, tanto che i componenti dei comitati non hanno alcuna voce in capitolo su atti fondamentali del Comune e la loro consultazione è subordinata alla volontà del Sindaco. I comitati avranno una generica ed indefinita funzione di proposta e nessuna struttura organizzativa, come una sede dove riunirsi autonomamente, un ufficio comunale di riferimento, una minima dotazione informatica, ma rimarranno, sempre se sopravviveranno entità ad immagine e somiglianza dell’amministrazione ed in alcun modo rappresentative della reale situazione, di questi tempi drammatica, in cui versano quartieri e frazioni.

Un progetto divisionale e divisivo, che ha l’apparente scopo nobile di garantire una maggiore partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, ma si traduce di fatto ed in verità ad un macchinoso strumento di controllo e di sedazione del malcontento.
In un momento storico in cui abbiamo tutti bisogno di amministrazioni che promuovano l’unità e la solidarietà all’interno delle comunità e non di rivitalizzati “dividi et impera”.

Tutto questo rischia di allontanare ancor di più i cittadini dalla politica e dall’interesse per la cosa pubblica, è questa la partecipazione che i civici hanno in mente per il futuro della città? Una partecipazione autoreferenziale per la quale chi c’è decide e chi non c’è diventa cittadino di serie B?