venerdì, 26 Aprile 2024
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A Quinto di Treviso tante realtà, un’unica grade rete inclusiva: è il Cantiere per un Lavoro Solidale

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Ecco il progetto quintino in crescita che offre occasioni alle persone in difficoltà

Ci sono realtà locali che agiscono silenziosamente ma la cui azione fa una differenza importante. Fra queste, a Quinto di Treviso, vi è il “Cantiere per un Lavoro Solidale”. Nato nel 2016 dalla spinta della parrocchia e di alcune associazioni del territorio, è oggi un punto di riferimento consolidato per chi cerca aiuto nell’inserirsi (o reinserirsi) nel mondo del lavoro: non è un ufficio di collocamento, ma un insieme di associazioni e cooperative, riunitesi per fornire il loro volontario contributo, dando a tutti una possibilità di ripartire attraverso iniziative e progetti sociali. Sono la capofila La Casa di Michela, Casa Respiro, Casa San Cassiano,Domus Nostra, la Caritas di Quinto ela Caritas di Zero Branco: sei realtà, un’unica grande rete. A raccontarcela è stato il suo direttivo.

“Il Covid aveva bloccato parte delle nostre attività di manutenzione, piccole pulizie del verde e ritiro di mobili usati, ma dopo la pandemia c’è stato un rilancio, anche grazie al cambio sede – spiegano dal Cantiere –, ma soprattutto attraverso l’inserimento di nuove iniziative che sono confluite in questo nuovo percorso”. I nuovi spazi, infatti, hanno permesso di unire i due principali fronti di cui la realtà si occupa, quello della vendita (mercatino dell’usato e sartoria) e quello dell’operatività, dal momento che il negozio si trova ora vicino a uno degli ambienti in cui alcune persone del circuito svolgono le loro attività.

Come ogni cantiere che si rispetti, anche il Cantiere quintino cresce e si evolve. “A fine 2023 abbiamo visto un incremento importante delle vendite, oltre a un aumento significativo dei volontari che sono passati da 25 a 30” affermano dal direttivo.

Non solo. “Una delle cooperative aderenti al progetto del Cantiere è diventata di tipo B (n.d.r. svolgono “attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate” su commessa) – proseguono –. Nel tempo abbiamo aiutato moltissime persone a reinserirsi nel mondo del lavoro, anche sostenendoli nel costruire loro progetti imprenditoriali: insomma, ci occupavamo di “far ripartire la macchina”. Adesso però con le commesse direttamente gestite con Ulss e aziende il tutto si è evoluto”.

E se volessimo dare alcuni dati? Tra gli interventi del Cantiere, di primaria importanza è divenuto proprio quello delle attività su commessa: 2 le commesse private in convenzione gestite, 10 le persone attualmente inserite in progetti di socializzazione e inclusione sociale, ma anche di avvio al lavoro. C’è poi la parte relativa all’art.14 della legge 68, per la quale aziende impossibilitate nella gestione di lavoratori svatnaggiatipossono dare supporto a cooperative sociali che si occupano di questo: 5 gli inserimenti del Cantiere in questo ambito. Fra le persone coinvolte nelle attività, alcune arrivano da Quinto, la maggior parte dai territori limitrofi. Al 31 dicembre 2023, erano 17 persone in totale quelle occupate in modo continuativo nei progetti del Cantiere, di cui 5 soggetti svantaggiati, 8 destinati all’inserimento socializzante e/o lavorativo, oltre a 3 operatori e un coordinatore.

“Vogliamo essere un ambiente accogliente e coinvolgente, è l’unico modo per rendere davvero efficace il nostro operato – dichiarano dal Cantiere –. Perché questo sia possibile devono crearsi nel territorio atteggiamenti inclusivi proattivi e di collaborazione”. Fondamentale è stato creare quindi una “doppia rete”: una rete che includesse più associazioni possibili nel territorio, ma che facesse sentire incluso anche chi si fosse rivolto a quella realtà.

Il merito di tutto questo però è anche dei volontari. La più anziana (e caparbia) di loro ha 90 anni, ci racconta il Cantiere, “e ancora non ha smesso di insegnare”: si occupa della sartoria e insieme ad altre 3 ex sarte professioniste si occupa della formazione in quest’ambito.

“Sono i volontari giovani che mancano”, ammette il direttivo. Alla domanda sul perché di questa carenza a loro parere, la risposta è decisa, ma non arrendevole: “La società sta cambiando. Pur essendo una regione ad alto tasso di volontariato, questo si sviluppa solo dopo una certa età. Forse si tratta soltanto di tempo necessario a comprendere la società per poi mettere in pratica ciò che si è conosciuto del mondo fino ad allora – concludono –. Le nostre porte sono comunque sempre aperte: esperti o semplici persone cariche di buona volontà sono sempre benvenuti fra le nostre fila e l’età non conta”.

Gaia Zuccolotto

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