Oggi, 2 aprile, prende il via l’attesa imposizione dei nuovi dazi commerciali da parte degli Stati Uniti, con l’Unione Europea e altri grandi partner economici tra i principali destinatari. La misura, voluta dal presidente Donald Trump, colpisce vari settori e potrebbe innescare una nuova ondata di conflitti commerciali su scala globale.
Il presidente americano ha giustificato l’introduzione dei dazi come una necessità per riequilibrare il deficit commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, la risposta europea è altrettanto decisa: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato che l'Unione Europea non resterà inerte e, anzi, è pronta a contrattaccare. Secondo von der Leyen, i dazi danneggeranno non solo i paesi colpiti, ma anche gli stessi consumatori americani, facendo lievitare i costi dei beni importati e alimentando l’inflazione.
In un momento economico delicato, l’Europa sta valutando tutte le opzioni per rispondere adeguatamente a questa provocazione, inclusa l'adozione di misure simili. “L’Unione Europea è pronta a vendicarsi,” ha dichiarato fermamente la presidente, avvertendo che i nuovi dazi porteranno non solo danni alle industrie, ma anche a una crescita burocratica devastante per gli importatori negli Stati Uniti.
L’imposizione di tariffe da parte degli Stati Uniti non riguarda solo l’Europa, ma anche paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud. L'elenco dei prodotti colpiti spazia da automobili e semiconduttori a farmaci e legname. Alcuni esperti economici, come quelli di Moody's Analytics, avvertono che un’escalation di queste misure potrebbe portare gli Stati Uniti a subire danni significativi, con un aumento del tasso di disoccupazione e una possibile perdita di milioni di posti di lavoro entro pochi anni.
Mentre la Casa Bianca difende la propria politica come un atto di giustizia economica, le voci di critica si moltiplicano, soprattutto in Europa, dove i leader si dicono pronti a rispondere con azioni di pari passo. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sottolineato che, pur non volendo entrare in una guerra commerciale, l’Italia farà fronte comune con l’Unione Europea per proteggere le proprie aziende, dichiarando che "i dazi non fanno bene a nessuno".
Nel frattempo, il Regno Unito ha scelto di non aderire immediatamente alle misure di ritorsione. Il governo britannico sta cercando di evitare uno scontro diretto con gli Stati Uniti, puntando invece a risolvere la questione tramite il dialogo e i negoziati commerciali bilaterali.
Le imprese italiane sono tra le più vulnerabili a queste nuove tariffe, soprattutto nei settori strategici come l’automotive e l’agroalimentare. Molti imprenditori italiani si trovano di fronte a una difficile scelta: spostare la produzione negli Stati Uniti o fare affidamento su soluzioni alternative. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha lanciato l’allarme, avvertendo che l’Italia potrebbe subire gravi danni da questa guerra commerciale su larga scala.
Il rischio di un’escalation è reale e le ripercussioni potrebbero estendersi a livello globale. L’Unione Europea, pur cercando una soluzione diplomatica, potrebbe orientarsi verso nuove alleanze economiche, riscrivendo gli equilibri commerciali. Se le previsioni di crescita per l’economia globale fossero confermate, si prefigura un 2025 difficile, con l’incognita di come si evolverà la politica commerciale di Trump.
Questa nuova fase del conflitto economico segna un punto di non ritorno nei rapporti tra le potenze globali, con effetti che si sentiranno per anni.