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15.04.2025 - 14:00
Il Fondaco dei Tedeschi a Venezia
Mancano ormai pochi giorni alla chiusura definitiva del Fondaco dei Tedeschi, il celebre store del lusso gestito da DFS Group (gruppo LVMH), ospitato nell’omonimo palazzo rinascimentale a due passi dal Ponte di Rialto. Il 30 aprile sarà l’ultimo giorno di apertura al pubblico, poi partiranno le operazioni di disallestimento.
L’annuncio della chiusura, comunicato lo scorso novembre, ha segnato la fine di un capitolo durato quasi dieci anni. DFS ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Regia (gruppo Benetton), proprietaria dell’immobile, segnando così il ritiro del brand dal mercato europeo. La decisione ha avuto un impatto immediato e pesante sui 226 dipendenti coinvolti: ad oggi, soltanto cinque di loro hanno trovato un nuovo impiego, nonostante gli sforzi della Regione Veneto e le promesse del gruppo LVMH di favorire ricollocamenti interni.
Un futuro incerto per un palazzo simbolo Il destino del Fondaco rimane nebuloso. Dekus, società che gestisce la proprietà per conto di Regia, sta cercando un nuovo gestore, ma le trattative sono in corso nel massimo riserbo. L’affitto da 8 milioni di euro annui rappresenta un ostacolo non da poco per molti potenziali subentranti. Per ora, la trasformazione dell’immobile in qualcosa di diverso da un centro commerciale appare difficile.
Nel frattempo, la chiusura comporterà anche l’addio alla terrazza panoramica, molto amata da residenti e turisti. Autorizzata in deroga per garantire l’accesso pubblico gratuito, la terrazza è ormai sold out fino alla fine di aprile. Dal 1° maggio l’intero edificio sarà interdetto al pubblico.
Fine di un’era nel lusso L’uscita di scena di DFS dal Fondaco arriva in un momento delicato per il settore del lusso, segnato da una crisi dei mercati asiatici e russi e da un contesto economico globale in trasformazione. All’interno del gruppo LVMH si stanno ridefinendo strategie e vertici: la chiusura veneziana rappresenta solo una delle tante mosse in un quadro più ampio di ristrutturazione.
Intanto, a Venezia si teme un “effetto domino”: una vetrina vuota in un punto così nevralgico della città potrebbe innescare ricadute pesanti su turismo, commercio e occupazione. La speranza è che un nuovo progetto arrivi presto a colmare il vuoto lasciato da un’icona del retail di lusso.
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