Martella contro il rinvio del voto: «Il Veneto non è una signoria ereditaria»

Il segretario regionale del PD attacca il centrodestra: «Basta tentennamenti, la data delle elezioni va fissata subito. Non si usi il caos interno per strappare tempo: i cittadini hanno diritto al voto»

Adamo Chiesa

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24.06.2025 - 12:50

Andrea Martella, segretario regionale del PD in Veneto

«Il centrodestra la smetta subito di parlare di rinvio delle elezioni regionali. Il Veneto non è una signoria ereditaria, non è cosa loro. Il Veneto è dei veneti, e spetta ai veneti decidere, con il voto, chi dovrà governarlo nei prossimi anni». Parole dure quelle di Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, che interviene con decisione sulle voci sempre più insistenti circa un possibile rinvio delle elezioni regionali al 2026.  «Anche oggi leggiamo della “tentazione” della destra di rinviare tutto – afferma Martella –. Un'idea che serve solo a guadagnare tempo e a mascherare le profonde divisioni interne tra Lega e Fratelli d’Italia. E forse anche a offrire una via d’uscita a Luca Zaia, costretto a fare i conti con la fine della possibilità di un quarto mandato. Ma i problemi del centrodestra non devono ricadere sulla vita dei cittadini veneti». Il segretario dem richiama i principi democratici: «Le elezioni sono un fondamento della democrazia, come si insegna fin dai primi corsi di educazione civica. Se chi governa può decidere a piacimento quando votare, o se votare, si rompe un principio essenziale di equilibrio istituzionale. E si priva il popolo di un diritto fondamentale: scegliere chi governa». Martella sottolinea come non vi siano giustificazioni valide a un rinvio: «La legge è chiara: le legislature durano cinque anni. Nel 2020 c’era l’emergenza sanitaria. Oggi l’unica emergenza è il caos nel centrodestra. Ma non è certo un’emergenza del Veneto. Il voto va tenuto entro novembre. Punto». Infine, un appello diretto al presidente della Regione: «Chiediamo con fermezza che Zaia ponga fine a questo spettacolo imbarazzante e fissi subito la data delle elezioni, nel rispetto della legge e della volontà dei cittadini. Il Veneto ha bisogno di guardare avanti: lavoro, sanità, ambiente, giovani. Non può restare ostaggio delle liti e dei giochi di potere di una destra che, a differenza del centrosinistra, si vedrà imporre il candidato da Roma dopo mesi di scontri interni».

Parole dure quelle di Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, che interviene con decisione sulle voci sempre più insistenti circa un possibile rinvio delle elezioni regionali al 2026.

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«Anche oggi leggiamo della “tentazione” della destra di rinviare tutto – afferma Martella –. Un'idea che serve solo a guadagnare tempo e a mascherare le profonde divisioni interne tra Lega e Fratelli d’Italia. E forse anche a offrire una via d’uscita a Luca Zaia, costretto a fare i conti con la fine della possibilità di un quarto mandato. Ma i problemi del centrodestra non devono ricadere sulla vita dei cittadini veneti».

Il segretario dem richiama i principi democratici: «Le elezioni sono un fondamento della democrazia, come si insegna fin dai primi corsi di educazione civica. Se chi governa può decidere a piacimento quando votare, o se votare, si rompe un principio essenziale di equilibrio istituzionale. E si priva il popolo di un diritto fondamentale: scegliere chi governa».

Martella sottolinea come non vi siano giustificazioni valide a un rinvio: «La legge è chiara: le legislature durano cinque anni. Nel 2020 c’era l’emergenza sanitaria. Oggi l’unica emergenza è il caos nel centrodestra. Ma non è certo un’emergenza del Veneto. Il voto va tenuto entro novembre. Punto».

Infine, un appello diretto al presidente della Regione: «Chiediamo con fermezza che Zaia ponga fine a questo spettacolo imbarazzante e fissi subito la data delle elezioni, nel rispetto della legge e della volontà dei cittadini. Il Veneto ha bisogno di guardare avanti: lavoro, sanità, ambiente, giovani. Non può restare ostaggio delle liti e dei giochi di potere di una destra che, a differenza del centrosinistra, si vedrà imporre il candidato da Roma dopo mesi di scontri interni».