Consultori familiari, primo segnale di rilancio: la Regione approva fondi su proposta delle opposizioni

Approvato un finanziamento da 110mila euro per campagne rivolte ai giovani

Alessia Scarpa

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30.07.2025 - 16:51

Consultori familiari, primo segnale di rilancio: la Regione approva fondi su proposta delle opposizioni

Foto di repertorio

La Regione Veneto ha dato il via libera a un finanziamento da 110mila euro destinato ai consultori familiari, su proposta dei consiglieri regionali di opposizione. L’intervento, approvato nell’ambito della manovra di assestamento, punta a sostenere campagne informative rivolte ai giovani su temi delicati come educazione sessuale, salute psicologica e relazionale. I promotori — consiglieri del Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, MoVimento 5 Stelle, Vento che Vogliamo e Gruppo Misto — hanno sottolineato come questo risultato rappresenti solo l’inizio di un percorso necessario per rilanciare la rete territoriale dei consultori, che oggi vive una fase di forte criticità. A cinquant’anni dalla loro istituzione, i consultori in Italia risultano infatti sottodimensionati rispetto agli standard previsti dalla legge: uno ogni 32 mila abitanti anziché uno ogni 20 mila. In Veneto, la situazione è ancora più preoccupante, con meno della metà delle strutture necessarie realmente operative.  «È un primo passo concreto — affermano i consiglieri — che apre la strada a un lavoro più ampio da affrontare nella prossima legislatura, con l’obiettivo di restituire centralità a un presidio fondamentale per la salute pubblica e per l’educazione dei più giovani».

I promotori — consiglieri del Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, MoVimento 5 Stelle, Vento che Vogliamo e Gruppo Misto — hanno sottolineato come questo risultato rappresenti solo l’inizio di un percorso necessario per rilanciare la rete territoriale dei consultori, che oggi vive una fase di forte criticità.

A cinquant’anni dalla loro istituzione, i consultori in Italia risultano infatti sottodimensionati rispetto agli standard previsti dalla legge: uno ogni 32 mila abitanti anziché uno ogni 20 mila. In Veneto, la situazione è ancora più preoccupante, con meno della metà delle strutture necessarie realmente operative.

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«È un primo passo concreto — affermano i consiglieri — che apre la strada a un lavoro più ampio da affrontare nella prossima legislatura, con l’obiettivo di restituire centralità a un presidio fondamentale per la salute pubblica e per l’educazione dei più giovani».