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Cronaca
08.09.2025 - 09:18
Foto di repertorio
Nonostante le tante parole spese negli anni, il dramma delle morti sul lavoro continua a insanguinare le imprese venete. Solo nell’ultimo episodio, una vita è stata spezzata a Montecchio Maggiore, nel Vicentino: un lavoratore ivoriano poco più che quarantenne è rimasto schiacciato da un carico mentre svolgeva la sua attività.
A pochi giorni dall’inizio della Settimana Europea della Mobilità, Roberto Toigo, segretario generale della UIL del Veneto, ha lanciato a “Buongiorno Veneto” un appello per scuotere le coscienze: «Sveglia, diamoci una mossa», ha esortato, ribadendo che la questione non è da affrontare con una sterile caccia alle colpe, ma con una strategia condivisa, che metta al centro la cultura della vita.
Il quadro statistico è drammatico: dall’inizio del 2025 si contano oltre 70 morti, mentre gli infortuni sul lavoro superano i 60.000 nel solo Veneto. Numeri che impongono una riflessione profonda: «Non servono altre regole — ha sottolineato Toigo — perché quelle già esistono, ma è il metodo a dover cambiare. Bisogna innescare una cultura che valorizzi la vita umana, che deve partire dalla scuola.»
Toigo non ha risparmiato critiche al sistema formativo: troppi corsi sono “di facciata”, senza un reale coinvolgimento degli operatori, soprattutto quando si tratta di lavoratori stranieri che non comprendono la lingua. «Viene rilasciato un patentino senza che nessuno capisca cosa è stato insegnato», ha denunciato.
Altra questione spinosa sono i controlli: malgrado il recente incremento dei fondi per l’Ispettorato del Lavoro, Toigo ha evidenziato come la carenza di personale renda impossibile una sorveglianza capillare. «Anche triplicando gli ispettori, un’azienda verrebbe controllata ogni dieci anni. I controlli sono indispensabili, ma non bastano da soli.»
Il sindacalista ha poi invitato i media a mantenere alta l’attenzione sul tema, sottolineando come spesso la memoria collettiva sia corta e le tragedie vengano presto dimenticate. «Bisogna cambiare passo tutti insieme, altrimenti continueremo solo a fare la conta dei morti.»
Conclude Toigo, rimarcando che la cultura della sicurezza non può più essere un optional ma deve diventare un pilastro della formazione e del lavoro quotidiano, un messaggio da far entrare nelle scuole fin dai banchi.
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