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Solidarietà
22.09.2025 - 15:44
Foto di repertorio
Un fiume di manifestanti ha invaso le strade di Marghera nel pomeriggio di oggi, dando vita a un corteo che ha unito studenti, sindacati e attivisti provenienti da tutta la regione Veneto. La marcia, organizzata nell'ambito dello sciopero indetto dai sindacati Usb e Cobas, è partita da Piazzale Giovannacci e si è diretta verso il porto, obiettivo dichiarato dei manifestanti: "Blocchiamo tutto", come recita lo striscione che ha aperto il corteo.
"Gaza sta bruciando, blocchiamo tutto": questo il messaggio che ha dominato la manifestazione, con i partecipanti determinati a portare l'attenzione internazionale sul dramma che sta vivendo la popolazione palestinese. La protesta ha rivendicato con forza la necessità di fermare il flusso di armi verso la regione e di fermare le esportazioni italiane di materiale bellico destinato alla guerra. "Le catene del genocidio, le catene belliche, le armi che partono dai nostri territori vanno bloccate", hanno ribadito al microfono i portavoce del corteo, con un appello accorato contro il coinvolgimento indiretto dell'Italia nel conflitto.
Un corteo colorato e compatto, dove la solidarietà con la popolazione di Gaza era palpabile, con cartelloni e striscioni che denunciavano la brutalità della guerra. "Immagina che stanno vivendo una vita che non riesci a sopportare di guardare sul tuo telefono", si leggeva su uno dei cartelli, a sottolineare la distanza tra le immagini sui social e la drammaticità della situazione sul terreno.
Il corteo, che ha visto una forte partecipazione giovanile, è stato una manifestazione di solidarietà internazionale, un richiamo a fermare la violenza e un chiaro messaggio politico contro l'invio di armi. Nonostante la polizia sia stata presente lungo il percorso, la protesta è avvenuta in un clima di tensione ma senza scontri. I manifestanti hanno portato avanti la loro azione con determinazione, rimanendo fedeli alla promessa di bloccare simbolicamente uno dei principali nodi logistici di Marghera, il porto, per protestare contro l'inquinamento bellico che parte dalle nostre coste.
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